sabato 31 dicembre 2011

Natale dovunque

Eccomi a Babonde, il viaggio lungo ed un pò teso a causa dei disordini post elettorali soprattutto nella capitale Kinshasa dove era necessario passare. I carri armati schierati qua e là lungo le strade e nei punti sensibili della città. Il vincitore Kabila, con notevoli brogli all’attivo ed il secondo in classifica Tchisekedi che già prima del voto si era auto-proclamato presidente ed ha continuato a farlo dopo, accendendo il fuoco di una rivolta per fortuna appena abbozzata. Al “giuramento” del presidente Kabila un solo capo di stato era presente alla cerimonia, segno evidente dell’isolamento del paese e della poca credibilità di cui gode. In ogni caso i voli aerei non sono stati perturbati e due giorni prima di Natale ero finalmente a casa. Allora Buon Natale a tutti, a partire dal caldo polveroso della stagione secca ma anche dalla tranquilla assenza di pubblicità invadenti ed ossessive e dalle obbligazioni dei regali a tutti i costi. Fare quello che gli altri si attendono da te? Fare quello che la tua coscienza ti ispira o reagire all’iniziativa che viene dall’Alto?
Cosa resterà? Fare tesoro di quello che si celebra nella Festa, in un momento intenso di preghiera nella fede, senza che sia travolto dalle infinite preoccupazioni della quotidianità è una bella sfida a tutte le latitudini. Ebbene mettere l’infinito Amore nelle piccole faccende di ogni giorno – poichè anche le cose grandi alla fine diventano normalità - è esattamente il mistero che celebriamo nel Natale: Dio/altissimo fattosi piccolo/uomo. Bene: l’Amore in tutte le cose. Auguri di Buon Natale.

giovedì 8 dicembre 2011

ECOGRAFO

Si discuteva se “ecografo” è la macchina che permette di fare le ecografie oppure è il tecnico che usa quella stessa macchina. In ogni caso noi cercavamo la macchina da portare in Africa e non l’uomo, anche se quest’ultimo sarebbe comunque molto utile... magari in seguito. Ora l’Ecografo c’è, grazie alle persone amiche che hanno saputo ben spargere la voce e grazie soprattutto alla Casa di Cura di Abano Terme, al dott. Nicola Petruzzi e alla sua staff che hanno prontamente accolto la nostra domanda e senza battere ciglio hanno donato questo prezioso macchinario all’ospedale di Babonde. Certo molta strada è ancora da fare, nel senso che avere l’Ecografo a Padova non è la stessa cosa che averlo a Babonde, occorrerà una robusta cassa che lo protegga per un viaggio lungo  e impervio, ricco di scossoni e di imprevisti. Dentro un container, che assieme a molto altro materiale tra qualche mese lascerà l’Italia per il Kenya, passerà per l’Uganda ed infine raggiungerà il Congo dove, cigliegina sulla torta, sopporterà più di seicento chilometri di piste in camion o trattore.
Ci vorrà un’assistenza speciale per non mandare in frantumi tanto tesoro di generosità e di tecnica. L’ospedale di Babonde ne sarà il beneficiario e con lui i tantissimi pazienti di “foresta” che non hanno mai conosciuto un apparecchio come questo  e che sembrerà loro qualcosa di molto strano e misterioso, loro che fino ad oggi hanno guardato con curiosità il solo microscopio e il misuratere della pressione sanguigna.
Nel grazie che voglio esprimere c’è anche un appello, poichè la nostra missione di Mambasa, della quale vi invito a leggere il Blog, è lei pure alla ricerca di materiale medico dovendo attrezzare un ospedale nuovo di zecca. Chissà mai, da cosa nasce cosa e la Provvidenza non si smentisce mai.

lunedì 21 novembre 2011

Donne Africane - Nobel di Pace

Leymah Gbowee
Lo sapevamo ma stavolta lo si è detto con voce forte ad Oslo, dove ha sede il comitato per l’assegnazione dei premi Nobel: l’Africa cammina con i piedi delle donne, esse la sostengono e le fanno fare pace, tormentata com’è da tanti mali che si risolvono in aspre guerre ed interminabili conflitti. Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, Leymah Gbowee, presidente di una associazione per i diritti dell’uomo e in prima linea contro l'utilizzo dei bambini soldato, Tawakkul Karman, coraggiosa giornalista nel chiuso mondo arabo, protagonista della primavera yemenita.
Ellen Johnson Sirleaf
Combattenti per la vita, come tutte le donne, mai rassegnate. Non sono state piegate, demoralizzate, abbattute. Non la quotidiana guerra contro la fame per nutrire le numerose bocche di una famiglia sempre vasta, non la guerra di violenze personali subite che domanderebbero rancore infinito e odio senza tregua, non la guerra strettamente intesa delle armi e dei morti sul campo, non tutto questo nè tanto altro hanno potuto piegare le donne africane, sempre pronte a ricominciare daccapo, contro ogni scoraggiamento, portatrici di vita, quella biologica, quella dei rapporti, quella spirituale...
Tre donne caparbie che hanno saputo non solo convivere, ma scardinare almeno in parte quei mali che affliggono il loro genere e trascinare altri ed altre, sperando e sognando, vedendo infine le loro speranze realizzate e i loro sogni compiuti.
Tawakkul Karman
La sottomissione supina, l’insufficienza di istruzione, il non diritto alla parola libera, l’ingiustizia subita impunemente sono alcune delle piaghe che anche a Babonde continuano ad affliggere le donne, considerate ancora merce di scambio, macchine da lavoro e trasporto. I volti sorridenti spesso nascondono drammi ed amarezze, ma dicono l’enorme potenziale di pace che custodiscono intatto, sorgente che non secca, albero che continua a dare frutti. 
Omaggio alle donne, le oramai famose del premio Nobel per la Pace e quelle quotidiane che pacificamente vincono la loro giornaliera guerra perchè la vita continui a vivere, nelle cose semplici ma insostituibili del cibo, dell’unione della famiglia, della loro personale dignità, dell’istruzione dei figli... omaggio alle donne.



mercoledì 2 novembre 2011

TAPPI e SORGENTI

Ecco infine un’altra applicazione per i tappi di ogni dimensione e formato che erano soliti essere adoperati e gettati nel pattume di ogni abitazione dei paesi occidentalizzati. Sì, proprio i tappi di bottiglie e bottigliette, detersivi e quant’altro che dopo essere stati più e più volte svitati e riavvitati vengono ora separatamente raccolti a parte, separati dal resto dell’altra plastica. Già da tempo una coscienza ecologica si sta facendo strada, vuoi per amore della natura, vuoi perchè spinti dalle amministrazioni comunali: ecologia e riciclaggio vuol dire anche risparmio e guadagno oltre che diminure l’impatto della propria “impronta ecologica”. Sta di fatto che una quotidiana operosità, una attenta vigilanza sulla destinazione finale dei progotti di scarto e degli imballaggi di tutto ciò che consumiamo, permette di recuperare buona parte di quanto sarebbe destinato all’inceneritore. Una società occidentale dei consumi e degli sprechi, si combatte anche con le mille piccole azioni che permettono il riciclaggio ed il riutilizzo. E’ sata per me una piacevole sorpresa vedermi recapitata una discreta somma di denaro frutto, appunto, di questi famosi tappi di plastica, pazientemente raccolti e sapientemente venduti. Se quei tappi nella loro maggioranza, hanno per vocazione il preservare l’acqua quotidianamente bevuta, ebbene che il frutto della loro vendita sia fedele alle loro origini, sia destinato alla sistemazione delle sorgenti d’acqua. Chi poteva immaginare un percorso così lungo, dal Nord Italia all’equatoriale africana Babonde. Certo, sappiamo che una buona abitudine ecologica è anche quella di consumare cibi e bevande prodotti in luoghi vicini ai quali si abita per evitare gli inquinamenti prodotti da tonnellate di merci che viaggiano per chilometri e chilometri da un paese all’altro. Ma in questo caso non si poteva fare altrimenti ed assicuriamo che non sarà consumato alcun litro aggiuntivo di carburante affinchè quei tappi del Nord Italia aiutino la sistemazione di una sorgente d’acqua nel Sud del Mondo. Grazie a quelle persone che, senza conoscerle direttamente, hanno pensato a Babonde.

venerdì 21 ottobre 2011

PERCHE' L'AFRICA NON EVOLVE

La pertinenza della domanda è evidente a fronte di una perenne immagine negativa del continente africano che  continua a rimbalzare sugli schermi televisivi nei notiziari delle cicliche carestie o guerre tribali con gli inevitabili drammi dei morti per fame o le infinite colonne di sfollati e rifugiati. Quasi tutti i paesi africani hanno oramai festeggiato i cinquant’anni della loro indipendenza e affrancamento dall’epoca coloniale ma non sono così tangibili i risultati positivi, in diversi casi sono le stesse infrastrutture coloniali costruite nel secolo scorso a dover servire una popolazione a dir poco quadruplicata; qualcuno arriva perfino a rimpiangere quei tempi in cui almeno “qualche cosa funzionava”. Che dire dei piani d’aiuto emanti dagli organismi internazionali vuoi delle Nazioni Unite vuoi dalla Comunità Europea o dagli Stati Uniti, vuoi dal Fondo monetario internazionale o dalla Banca Mondiale. Che dire ancora delle migliaia di microprogetti ed interventi ad hoc realizzati con caparbia determinazione dai missionari di tutto il mondo  assieme alle loro chiese o in epoca più recente ma non meno significativa, da altrettante migliaia di associazioni ed organizzazioni non governative nei più differenti campi, siano essi emergenze dovute a crisi umanitarie, sanità, istruzione, lavoro.  Certamente alcune città-capitale si distinguono per il loro volto e per i loro servizi di livello europeo, eppure l’impressione generale che predomina sia nei media sia nel viaggiatore attento al panorama complessivo dei paesi africani, è quella che fa esclamare “nulla si muove” e probabiolmente “qualcosa peggiora”. Perché?

Potremo cercare le cause nelle politiche neocolonialiste da parte dei paesi industrializzati e del retaggio del debito estero che stangola le giovani economie, chi non ricorderà le campagne contro l’abolizione dell’ingiusto debito internazionale dei paesi più impoveriti.  Potremmo parlare della fame di materie prime dei paesi ad economie avanzate e dei contratti super favorevoli a questi primi e alle loro industrie, compiacenti e benficiari innumerevoli e corrotti governanti africani, senza ricadute di rilievo sulle infrastrutture dei paesi governati e sulla qualità di vita dei loro cittadini. Ai vecchi “leoni” europei ed americani si aggiungono oggi i nuovi leoni cinesi ed indiani. Potremo anche puntare il dito sulla proverbiale e culturale capacità d’attesa (pazienza secondo alcuni, pigrizia secondo altri) del popolo africano, uomo di foresta e non d’industria sintonizzato più sul ritmo del sole che su quello dell’orologio e dell’agenda. Potremmo ancora aggiungere altri elementi, la cultura del “capo” sovrano supremo, la mancanza di istruzione per tutti e di accesso alle comunicazioni, una concezione ed un’esperienza ancora immatura di democrazia... un problema complesso non può avere che delle risposte articolate, nessuna soddisfaciente in pieno.



Io non sono nè politico nè economista, nè industriale nè antropologo, ma semplicemente missionario del Vangelo in terra congolese, in quella Repubblica Democratica del Congo che per certi versi più di altre in Africa manifesta tutte le contraddizioni appena descritte. Vorrei perciò aggiungere un altro elemento d’analisi che possa aiutare a comprendere il perchè l’Africa evolve, e lo individuo nella lentezza con cui la novità e la rivoluzione del Vangelo dell’amore è entrato in gioco per risollevare le sorti dei paesi africani. Mi spiego. Se le comunità cristiane d’antica data da sempre si mobilitano attivamente a favore dei fratelli poveri africani, fino ad essere quasi stanche nel donare e nell’essere sollecitate a donare, senza avere riscontri concreti e apprezzabili di migliorie evidenti, ebbene non è certamente questa la filosofia – la filosofia del dono sincero e dell’aiuto efficace e duraturo - con la quale si muovono i governi occidentali e le loro grandi istituzioni internazionali anche se di facciata si sanno mostrare solidali e pronte all’aiuto; non è neppure la filosofia con la quale i governi africani pensano le loro azioni, in vista cioè del maggior bene comune a favore di tutti. I microprogetti, le donazioni, gli aiuti puntuali servono eccome, ad alimentare la speranza, a testimoniare la carità fattiva, a dare esempi puntuali di possibile e reale sviluppo, ma occorre evangelizzare le politiche locali ed internazionali per poter vedere dei miglioramenti effettivi su scala nazionale e continentale. I piani d’aiuto internazionali sono generalmente operazioni pubblicitarie o mascherate operazioni economiche che mirano inequivocabilmente al profitto se non al “massimo profitto” in un mondo spietatamente concorrenziale. Evangelizare la politica ed evangelizzare l’economia, con le Parole forti del Dono e dell’Aiuto, dell’Amore e della Gratuità, ecco la sfida. Nulla di meno. Sia sul versante europeo che in quello africano. Politiche di effettiva solidarietà, di reale giustiza, di interese partecipato sono il fermento del vangelo che dopo aver operato nel cuore del singolo è capace di operare su scala globale attraverso il cristiano e attraverso ogni uomo di sincera e buona volontà. Chi frenerà corrotti governanti africani e corruttori operatori internazionali se non animi che hanno accolto il Vangelo e la sua rivoluzione d’amore? Chi smetterà di riempire le proprie casseforti personali per aprire gli occhi sulle migliaia di fratelli, viventi sotto la soglia della povertà, se non dei cuori evangelizzati? Chi convertirà le operazioni di facciata dei grandi organismi ossessionati dalla necessità della propria sussistenza e perpetuità, in capacità di com-patire se non chi come Cristo si saprà immergere nel dolore dei piccoli di questo continente? E’ necessario che il Vangelo, il suo modo di intendere il Creato e l’Uomo, guidi in modo esplicito o implicito i passi di tutti.

Riflettendo da missionario, il cui compito principale è l’evangelizzazione dei popoli ed il loro sviluppo integrale, di fronte alla pesante questione del perchè l’Africa non si sviluppa credo sia giusto dire con franchezza che la principale causa è un deficit di evangelizzazione, un deficit di vangelo nelle anime e nelle società. Da un lato, in occidente, si rischia l’affievolimento se non lo spegnimento della fede e del suo carico di novità d’amore nel cuore di molte persone, a maggior ragione nelle politiche dei governanti e degli operatori economici svuotate d’umanità e di larghi orizzonti. Dall’altro lato, in Africa l’evangelizzazione che infiamma il cuore di molti non è ancora giunta ad intaccare le strutture decisionali e di governo attraverso le persone che dall’interno vi operano. A ciascuno, secondo i mezzi e gli strumenti che gli sono dati, la possibilità di agire per uno sviluppo integrale del continente africano, ma non sottovalutiamo l’imperiosa esigenza di evangelizzarci ed evangelizzare.

giovedì 6 ottobre 2011

Babonde su Google


Immagino che per colui che non c'è stato questa mappa Google non può dire grandi cose, ma testimonia pur sempre che nel belmezzo della foresta, sotto il verde degli aberi che Babonde è la.
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giovedì 29 settembre 2011

1 PARROCCHIA 42 VILLAGGI NUMEROSI CATECHISTI




Tre Catechisti con famiglia in partenza
In Italia si parla di unità pastorali quando si riuniscono diverse parrocchie sotto la guida o responsabilità di una comunità di sacerdoti. Nella nostra diocesi di Wamba le parrocchie sono 18 ma ciascuna di esse ha la responsabilità di un numero di villaggi che varia dai 20 ai 40. I villaggi possono essere di dimensioni piccole (200/300 abitanti) o grandi (2000/3000 abitanti) e ciascun villaggio organizza al suo interno la vita della comunità cristiana. Il sacerdote ovviamente (spesso solo) non può essere presente che qualche volta durante l’anno per i momenti importanti dei Battesimi, dei Matrimoni o qualche altro evento particolare. Il punto di riferimento costante per la liturgia della domenica e per le altre attività è il catechista principale con i suoi collaboratori. E’ lui che organizza la catechesi in preparazione ai sacramenti, è lui che presiede la celebrazione e fa l’omelia, è lui – assieme al suo consiglio - che anima la comunità in molte altre attività di evangelizzazione o di promozione umana...

I catechisti sono preparati con diversi momenti di formazione presso il Centro Pastorale della diocesi dapprima con un mese di corsi d’introduzione poi con tre mesi di formazione (anche le mogli ed i figli piccoli accompagnano il marito), ed infine con un altro mese di approfondimento. E’ una disponibilità al servizio del Vangelo e della Chiesa svolto in modo volontario ritagliando il tempo dalle occupazioni e preoccupazioni familiari. E’ incoraggiante vedere numerose  persone giovani e mature intraprendere questo percorso con grande generosità al servizio del Regno di Dio.

Le mogli dei catechisti all'incontro di formazione
Diversi tra di essi “chiamati” a questo incarico rompono con il loro passato e con alcune delle loro tradizioni per entrare nella “vita nuova” del cristiano: rinunciare alla poligamia, abbandonare una lettura superstiziosa degli eventi della vita, cercare il dialogo e la comunione perdonando i torti subiti, contrarre e vivere il matrimonio cristiano... Non sempre le mogli sono partecipi da protagoniste di questo percorso, vuoi perchè subordinate e dipendenti, vuoi perchè meno preparate culturalmente (minore istruzione e più analfabetismo), od ancora perchè più legate alla loro famiglia di origine che non alla nuova famiglia iniziata con il loro marito. In parrocchia a Babonde sono frequenti gli incontri dei catechisti (un centinaio) una volta al mese, per garantire una formazione permanente e per coordinare le attività pastorali. Ultimamente abbiamo pensato di organizzare anche una formazione parallela per le mogli dei catechisti, per farle partecipi del loro lavoro e responsabilità, per metterci in ascolto delle loro difficoltà ed esigenze e tra tutte è emersa la necessità di organizzare dei corsi di alfabetizzazione per adulti. Altra urgenza quella di entrare sempre più nella prospettiva e visione biblica dell’uomo e della donna, della loro unione e quindi della visone della famiglia che ne risulta. E’ appena un inizio vedremo dove ci condurrà, ma abbiamo buone speranza nelle sorprese positive che ci riserverà.


giovedì 22 settembre 2011

COMUNITA’ ECCLESIALI DI BASE


Per tre giorni alla fine del mese di agosto la parrocchia è stata invasa da più di 120 animatori delle CEVB della parrocchia. CEVB, ossia le Comunità Ecclesiali Viventi di Base. Gruppi di preghiera che hanno per finalitàil radunarsi attorno alla Parola di Dio per lasciarsi ispirare e trasformare da essa e per promuovere iniziative di autoaiuto. Sono presenti in tutti i villaggi per un totale di circa 170 piccoli gruppi e ciascuno di essi raccoglie all’incirca una decina di famiglie, guidate da un animatore, coadiuvato da un gruppo di sostegno.
L’incontro è di una o due volte alla settimana, solitamente il mattino molto presto (alle 6.30) prima di disperdersi ciascuno verso le proprie occupazioni quotidiane. La parrocchia di Babonde ha dedicato un anno speciale alle CEVB in modo da renderle più dinamiche ed incisive. Nella realtà sociale e culturale dei villaggi di foresta non tutti sanno leggere, pochissimi possiedono una Bibbia, non tutti comprendono bene la lingua in cui la Bibbia è tradotta, il kiswahili... non tutti vivono il proprio essere cristiani con protagonismo condividendo la propria esperienza di fede, non tutti vedono con chiarezza le implicazioni pratiche che la vita nuova dei cristiani comporta. Le CEVB operano affinché il Vangelo sia “spezzato” e possa essere “mangiato e assimilato” da tutti, lì nel luogo dove si vive, con la propria famiglia, assieme ai vicini di casa e parenti, così che diventi lievito.

Missione importante e difficile della CEVB, chiamata anche ad avere cura dei poveri, ad invitare i non cristiani a conoscere il Cristo e ricevere il Battesimo,  ad essere promotrice di azioni concrete di svilupo per il villaggio, migliorandone le condizioni di vita: sistemazione delle sorgenti d’acqua, della strada, delle installazioni sanitarie...

In quest’anno ogni CEVB ha rinnovato il proprio luogo dell’incontro (piccola costruzione in legni e paglia), si è procurata una nuova Bibbia, ha individualto il proprio animatore ed il gruppo di sostegno. Gli strumenti sono utili ma occorre saperli usare... ecco allora la necessità di una formazione particolare per i responsabili delle Comunità Ecclesiali Viventi di Base. La “tre giorni” di fine agosto, ricca di incontri e di scambi, ha cercato soprattutto di abilitare gli animatori a conoscere di più la Bibbia, libro della fede e della storia della salvezza per meglio utilizzarla, per trovare tra le sue pagine ispirate luce, forza e consiglio. Altro scopo raggiunto è stata la formazione metodologica degli animatori  per poter condurre in modo dinamico la loro comunità di base. Tra i partecipanti un buon numero di nuove presenze e di giovani, entusiasti e consapevoli di lavorare con gioia nella vigna del Signore così da rendere visibili i segni del suo Regno. Nel molto che è ancora da fare abbiamo visto lo Spirito all’opera.

ALLIEVI E MAESTRI

ADOLFO ai livelli
La scuola ha bisogno di maestri per essere all’altezza. Io sono in congedo ma i nostri allievi della “Scuola Pratica per Muratori” continuano il loro apprendistato ed i lavori avanzano con più professionalità dopo il passaggio degli amici venuti dall’Italia, Adolfo, Gianni e Antonio. Il tempo della loro permanenza è stato breve ma i frutti sono satati copiosi: stabilire i livelli, costruire degli archi, intonacare, lavorare in sicurezza... e tanto altro. Nella semplicità (o povertà dei materiali) e con il lavoro fatto insieme, condividendo “pane e sudore” i nostri giovani hanno potuto vedere e “raccogliere” molto. Il progetto della “Scuola” è ambizioso, costituire in ogni villaggio una equipe di muratori che possa essere il nucleo di coloro attorno ai quali progettare e realizzare qualche opera di interesse ed utilità comune. Progetto arduo ed ancora lontano dall’essere realizzato in modo compiuto, ma la speranza non delude. Già quasi la metà dei 42 villaggi della parrocchia di Babonde hanno dato avvio ad un loro progetto. Certo l’entusiasmo degli inizi lascia il passo alla fatica dei tempi lungi e della necessità di farsi volontari per un lavoro gratuito quando in casa mancano ancora moltissime cose essenziali...  ma piano piano i lavori avanzano e qua e là qualche persona con maggiore coraggio diviene il perno attorno al quale coordinare la disponibilità degli altri. Ci fanno difetto i materiali e allo stato attuale soprattutto le migliaia di mattoni da fabbricare uno ad uno con delle presse a mano. Un lavoro da formiche ma che permetterà di offrire a tutti la possibilità di partecipare all’opera comune. Il poco di molti sarà il molto per il bene di tutti. Grazie maestri.

GIANNI E MARTIN

sabato 10 settembre 2011

TALITA KUM – Salvare una vita

Non è passato ancora un anno completo dall’inizio delle attività del Talita Kum (Bambino Alzati!), e di un primo bilancio parziale si può iniziare a parlare a distanza di oramai otto mesi. Il servizio ai malnutriti di Babonde e dei villaggi limitrofi ha potuto assistere già più di centoventi bimbi e bimbe assieme a qualche decina di persone adulte. Una assistenza alimentare innanzitutto e sanitaria. Ai pasti nutritivi e regolari si sono affiancate le cure mediche prestate dal vicino ospedale e dalla piccola farmacia interna gestita da suor Caty. Collegate alla malnutrizione e alla malaria abbiamo riscontrato diverse forme di anemia che sfiniscono le forze dei bimbi al punto che medicine e trasfusioni si sono rivelate interventi oramai tardivi. E’ così che abbiamo pianto con amarezza la morte di una decina di piccole vite. Il grande valore dato alla fecondità, alla maternità, all’abbondanza di figli non si traduce purtroppo un una pari cura ed attenzione dopo la loro nascita: una falla da tamponare. Da questo punto di vista un maggiore sforzo è da fare per incoraggiare i genitori a reagire rapidamente ai segni evidenti della malnutrizione ed uscire da una colpevole passività. Un’altra ventina tra quelli curati che oramai avevano lasciato il programma del servizio alimentare li abbiamo visti riapparire poichè le loro situazione si era di nuovo aggravata... campanello d’allarme che ci impone di agire con più forza sulle cause della malattia e non solamente a livello di cure e cioè sulla formazione da donare ai genitori perchè si preoccupino ed occupino con coscienza dei loro numerosi figli, della loro salute e della loro alimentazione. Più di ottanta coloro che guariti ed in buona forma non si sono più ‘fatti vedere’, con nostra grande soddisfazione.
Un altro passo positivo il completamento di un ufficio-farmacia, di una sala d’accoglienza e di una cucina all’aperto per il Talita Kum all’interno della struttura parrocchiale chiamata Karibuni. E’ un passo in avanti da ‘servizio per i bambini malnutriti’ ad un ‘centro nutrizionale’, grazie alla collaborazione di tanti amici e benefattori di TN-Sacro Cuore. Per fare le cose fatte bene ci vuole tempo ed esperienza... piano piano cercheremo di fare del nostro meglio per la salute dei bambini, ed è il caso di dire, per salvare qualche vita umana innocente.


ISPIRAZIONE NEL FAR WEST



Mancavano  un paio di settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico e riflettevo ancora sulla sensazione, provata da un pò di tempo, che Babonde abbia bisogno di una nuova scuola superiore che possa fornire un insegnamento di qualità reagendo all’andazzo del mondo scolastico dove tutto è in ribasso, a partire dall’impegno dello stato. Il nuova anno scolastico è alle porte ed io sto partendo per i tre mesi di vacanza.  Oramai è tardi e non si può fare nulla oppure ‘adesso o mai più’? La nuova statuina posta sulla facciata dell’aula scolastica appena costruita della scuola elementare mi ispira e mi fa dire che il momento è venuto: inizieremo l’Istituto Santa Maria di Babonde, scuola superiore con indirizzo prevalentemente pedagogico. Giro di consultazioni... tutti i pareri sono favorevoli. Ma in quali aule? Chi sarà il direttore? E i professori qualificati per un insegnamento come si deve? E le autorizzazioni? Gli allievi si iscriveranno?
Per certi versi siamo ancora nel Far West dell’insegnamento: chi vuole fare qualcosa la inizi, tutto il resto verrà dopo. Sono moltissimi gli esempi di avventurieri nel mondo della scuola che senza preparazione nè qualificazione imbrogliano studenti e parenti, nella massima libertà d’azione ed impuniti, proponendo dei fatiscenti programmi d’insegnamento.
Stavolta questo clima da Far West, assieme all’Ispirazione ci ha aiutato, anche noi ci buttiamo dentro senza alcuna certezza, senza alcuna preparazione previa giocando l’azzardo. Utilizzeremo in un primo tempo le aule degli incontri parrocchiali: Salle Mama Mpendelevu e Salle Bernard. Il direttore della Scuola Elementare ci farà da riferimento amministrativo ed il confratello in stage sarà il direttore aggiunto e ben presto avremo un altro confratello che verrà a darci man forte. Già dal mese di ottobre saranno di rientro a Babonde due insegnanti che si sono perfezionati ad Isiro con studi universitari in Matematica e Francese grazie all’aiuto degli amici italiani della ‘Rete’ e ben volentieri faranno parte dell’equipe. Dopo sole due settimane gli iscritti superano di già la cinquantina suddivisi in due ‘Prime’ ma ci proponiamo di raggiungere il numero totale di ottanta. Il clima è euforico, tutto sembra andare per meglio ed dal nulla nebuloso molte cose si chiariscono e definicono con impressionante velocità. Io sono già in viaggio, Babonde alle spalle ed il progetto affidato ad altre mani,  ma l’Ispirazione sembra proprio sia stata quella giusta ed il Far West ci permette di non sottilizzare troppo sulle procedure amministrative e burocratiche... stavolta quella parte di mancanza di stato ci aiuta. Le difficoltà verranno ma sapremo affrontarle.

UN POZZO DI SPERANZA

L’acqua non manca a Babonde, ma averla a portata di mano (non diciamo ‘a portata di rubinetto’) e pulita-potabile non è un’impresa facile. Ce ne siamo resi conto quando abbiamo iniziato il progetto del pozzo assieme a qualificati ‘rabdomanti’ che ci hanno assicurato della sua presenza in quantità. Mancava solo un dettaglio quello della profondità. Con buona speranza abbiamo quindi cominciato lo scavo assieme all’equipe composta da Joseph, Abelu, Dieu Merci e Bandesu, supervisore p. Antonio. Una speranza che si è incrinata un pò, una volta oltrepassati i quattro metri, poichè tutti ci attendevamo poterla avere a partire dai tre, tre e mezzo. L’incertezza che iniziava ad affiorire ha lasciato posto alla tenacità e alla ferma convinzione che occorreva andare fino in fondo... eh già... fino in fondo. E’ così che secchio dopo secchio la corda metrica ci ha fatto conoscere che eravamo oramai sotto gli 11 metri, ed è a questo punto che qualcosa finalmente ha iniziato ad affiorare: le prime traccie sicure della falda acquifera. Fortunatamente la solidità del terreno non mette in pericolo l’equipe di scavatori e tutto lascia supporre che la quantità sia quella prevista, ossia: abbondante. Prima di continuare abbiamo realizzato un anello di cemento armato in previsione dell’elevazione di un muro circolare di mattoni per evitare lo smottamento una volta raggiunta l’acqua che sta oramai a soli trenta centimetri. Io parto per il congedo e c’è bisogno che il cemento si consolidi, manchiamo inoltre di mattoni cotti, si impone allora una pausa. Continueremo tra qualche tempo, oramai sappiamo che i progetti in Africa preferiscono i tempi lunghi.
Un pozzo che ha inghiottito fino ad oggi molto sudore ma non ha inghiottito la speranza; un pozzo che guardato velocemente dall’alto e dal di fuori dà l’idea della tenebra e del pericolo, ma che se ci si immerge dentro non è poi così oscuro; un pozzo che continene una ricchezza e solo attraverso di esso la si può raggiungere. Un pozzo che può anche essere parabola di un’esperienza africana.

NON SOLO FACCIATA

Ci tenevo a pubblicare quest’ultima foto di ‘facciata’ e di ‘sostanza’. L’aula scolastica costruita in un solo mese di lavoro è un exploit per i muratori di Babonde, soprattutto a confronto di molti altri  progetti del governo talvolta finanziati e non portati a compimento, come spesso capita in questo difficile Congo. Alcune rifiniture rimangono in sospeso, soprattutto pavimento, banchi ed infissi, ma nei mesi che seguiranno, quando il terreno di riporto si sarà consolidato e la prossima fornitura di cemento arriverà, tutto sarà messo a puntino. Gli studenti intanto inizieranno il loro nuovo anno scolastico a partire dalla metà di questo mese.  E’ un’altra piccola goccia che si aggiunge al mare di solidarietà che cristiani e cittadini di Babonde possono toccare con mano, beneficiarne e ringraziare Dio per quella scintilla  d’amore e di solidarietà instillata nel cuore di tanti credenti (e ‘non’) attraverso la sua legge di carità. La facciata di un’aula scolastica normalmente non prevede la presenza di una immagine della Vergine Maria, ma nessuno qui se ne farà problema, nessuno solleverà problemi di appartenenza confessionale,  anzi si sentirà particolarmente benedetto e protetto. C’è già la corsa per decidere chi avrà il diritto di installasi dentro: la quarta, la quinta o la sesta classe? Un grazie ancora ai Castiglionesi p. Antonio, Gianni e per la sua ‘facciata’ al nostro maestro muratore-esteta Adolfo.


mercoledì 24 agosto 2011

E' già ritorno




Troppo in fretta direi. Tre settimane scivolate via piene di conoscenze, scoperte, incontri e lavoro. Probabilmente anche qualche domanda rimasta in sospeso e tante curiosità non appagate assieme ad un “sacco” di soddisfazioni. La foresta di Babonde seppur lontanissima non è poi così inospitale; la salute ha retto bene grazie ad una prevenzione efficace; le lingue erano differenti ma la voglia di conoscersi e di collaborare ha volto al gioco gli ostacoli della comunicazione verbale aprendo lo spazio ad altri tipi di comunicazioni. I nostri amici Antonio, Adolfo e Gianni sono già sulla via del ritorno, troppo in fretta direi ma le traccie lasciate sono importanti e destinate a durare. La strada del gemellaggio che da tempo sognavo, il passaggio di quel ponte che dall'Italia porta a Babonde è stato finalmente inaugurato, darà coraggio ad altri di vedere con i propri occhi e provare di persona. Permetterà di sperimentarsi in tante cose che sono significate da quelle parole importanti ma spesso un po' lontane come “missione, solidarietà, aiuto, scambio culturale, fraternità...”. Tre settimane non sono bastate a dotare la scuola elementare di Babonde della costruzione di una nuova aula, ma la perizia e maestria dei nostri ospiti assieme alla curiosità e alla voglia di imparare dei nostri apprendisti muratori ci permette di affermare che tra qualche settimana, all'inizio del nuovo anno scolastico, gli alunni potranno confortevolmente seguirvi le lezioni all'interno. Nel frattempo mentre Adolfo sistemava l'immagine di una madonnina sulla facciata, abbiamo avuto l'idea ed il coraggio di lanciare il progetto di una nuova scuola superiore pedagogica per bene preparare i futuri maestri ed assicurare un'educazione normale ai tantissimi bimbi che assolutamente non mancano. Si semina uno e si raccoglie trenta sessanta o cento. Grazie Antonio, grazie Adolfo, grazie Giovanni e tutti quanti assieme a voi avrebbero voluto essere qui e vi hanno sostenuto. Grazie da parte mia, ma sopratutto di Babonde intera.

NAZIRI

E' domenica e siamo un po' affaticati: assieme ai nostri ospiti venuti dall'Italia ci siamo “imbarcati” nel viaggio che ci ha portato a Wamba per assistere ai “voti” di quattro giovani suore che si impegnano definitivamente per Dio e per la Chiesa, e di altre due giovanissime, Luise e Solange, che iniziano con il noviziato il loro lungo percorso di preparazione. Risuonano le espressioni “per sempre” e “fino alla morte” e fanno tremare un po' l'assemblea infreddolita nel mattino presto di una giornata tipica da stagione delle pioggie. Naziri in lingua swahili si può tradurre con voti, promesse, consacrazione... Siamo affaticati anche perché un assordante gruppo elettrogeno installato giusto appena fuori delle nostre finestre ci ha accompagnato con il suo sgradevole ed impertinente chiasso fin dopo la mezzanotte ma che ha reso possibili i preparativi della festa. Quattro ore di celebrazione ci hanno fiaccato ulteriormente ma ne è valsa la pena: partecipare alla gioia di chi si dona, di chi arriva ad una tappa importante, di chi riparte con entusiasmo, di chi esprime con trepidazione la fede che trasforma la vita. Essere suora non è facile in questo ambiente ed effettivamente le candidate non sono così numerose, mentre al contrario non mancano i candidati sacerdoti. Non è facile impegnarsi per Dio e “per sempre” poggiando sulla fede e non è facile rinunciare ad essere madre di “figli propri” in una cultura dove la sterilità è maledizione e vergogna, mentre una folla di figli è onore e vanto fin dalla più giovane età. Non è facile rinunciare a quel ricco e complesso sistema di relazioni familiari che sostanzia e dà “sugo” alla vita quotidiana del villaggio. Dal punto di vista della famiglia di provenienza delle giovani non è facile rinunciare alla dote ricevuta in cambio di una figlia data in sposa (con meccanismi che talvolta riecheggiano ancora la vendita), abbandonando le aspettative di ricchezza e beni che l'eventuale marito può portare. E' stata festa grande, di canti, di danze e grida di gioia, di preghiere e gesti carichi di significato, di sorrisi pianti ed emozioni. Donate a Dio, Dio le accompagni e sostenga; donate alla Chiesa, la Chiesa sia per loro sorella e madre; con uno sposo il Cristo: non faccia mai mancare il suo tenero ed appassionato amore.

venerdì 12 agosto 2011

ECCOLI !!!


Eccoli!!! I Castiglionesi sono arrivati: Antonio, Adolfo e Gianni sono finalmente sbarcati a Babonde. Non è stato semplice nè breve il tragitto. Non senza ansie poichè giusto qualche settimana prima del loro viaggio l'aereo che avrebbe dovuto trasportarli ha pensato bene di smettere di funzionare: guasto meccanico o maltempo o imperizia del pilota, sta di fatto che si è schiantato al suolo in fase di atterraggio a Kisangani, lasciando uno strascico di morti e di feriti. Per i nostri tutto bene e senza incidenti, con una compagnia aerea più sicura, non fosse per due valigie rimaste per strada in uno degli inevitabili scali. Quattro giorni di viaggio sono bastati (attendendo le giuste coincidenze) per arrivare ad Isiro, imbarcarsi stavolta nella Land Rover e ricevere il battesimo delle nostre strade di foresta. Accoglienza calorosa e strette di mano a ripetizione.
Una foto darà la necessaria testimonianza visiva del loro arrivo, ma è giusto ritrarli sul luogo del lavoro, mentre con gli apprendisti muratori si posa la prima pietra di quella chè sarà una nuova classe della scuola elementare di Babonde, ed una seconda foto dopo qualche giorno. Buon lavoro e Grazie da parte della missione e di tutti gli abitanti di Babonde.

lunedì 11 luglio 2011

Sorgente Kusoso

In ordine di tempo è l’ultima sorgente che è stata sistemata in modo che l’acqua possa essre raccolta ed utilizzata in modo “pulito”. La tecnica è la solita: covogliare l’acqua che sgorga spontaneamente dal suolo (solitamente in più rivoli) e canalizzarla verso un tubo di plastica. Il tutto bene cementato in modo che il luogo di fuoriuscita non sia sporcato da animali in vagabondaggio, da bambini che vi giochino dentro, da persone che vengono a lavarsi o a fare il bucato...
Il lavoro è durato tre giorni e l’aiuto della popolazione è stato indispensabile nel mese precedente per pulire ben bene il luogo e per procurare sabbia e pietre (che fanno da filtro prima dell’uscita dell’acqua). La missione da parte sua aiuta con il cemento, gli operai, il trasporto del materiale se è necessario il piccolo camioncino, gli attrezzi da lavoro, il tubo in plastica o in ferro... Senza contribuzione della popolazione la sorgente non sarà sistemata: è una condizione senza la quale il lavoro non comincia, in quanto c’è bisogno che gli abitanti del quartiere facciano opera di  “appropriazione” della sorgente in modo che sia in seguito curata la manutenzione, la pulizia e la difesa da eventuali “vandali”.
La sorgente Kusoso, serve centinaia di persone nel giorno del mercato domenicale e nei giorni di scuola poichè si trova giusto a valle dell’area destinata a queste due attività.
In questi giorni riceviamo la bella notizia dell’aiuto messo a disposizione da alcuni amici di Bologna riuniti in associazione e di numerosi giovani delle scuole superiori che sponsorizzeranno la sistemazione di altre dieci sorgenti. Ringraziamo di cuore e ci mettiamo all’opera per il lavoro non facile di sensibilizzazione.

N.B. nella foto l’acqua che esce dal tubo è già limpida, mentre l’acqua in basso è biancastra a causa del lavoro con sabbia e cemento appena terminato.

martedì 28 giugno 2011

Siloe: Clinica olftamologica

É oramai passato un mese ma occorre darne notizia poichè il fatto è estremamente importante ossia l’apertura ufficiale della Clinica olftamologica chiamata Siloe (la piscina ove Gesù ha inviato il cieco, guarito, per lavarsi un’ultima volta gli occhi). Una costruzione rara a vedersi nella nostra vicina Isiro, per la qualità e bellezza degli interni e degli esterni e soprattutto per la dotazione di macchinari necessari a fare un lavoro professionale e secondo standard europei. Ora manca solamente un medico specialista residente in permanenza: per il momento si ovvia con un’infermiera specializzata stabilmente presente e con medici “visitatori” che di tanto in tanto garantiscono la loro presenza e la possibilità di effettuare interventi chirurgici di necessità.
Discorsi ufficiali e cerimonie nello stretto necessario senza ridondanze inutili per lasciare spazio fin dal giorno seguente a visite ed interventi chirurgici... “non ne vedevamo l’ora”.
Un grazie sentito è andato agli ideatori e realizzatori nonchè ai neccessari finanziatori (la diocesi di Wamba, la S.O.S. di Padova, la CBM Italia); in tutto questo la città di Padova non era affatto lontana e qua è là si poteva sentire chiaramente qualche espressione veneta uscire dalla bocca dei presenti. Babonde è ancora lontana da Isiro ma il viaggio non è impossibile, da parte nostra informiamo ed incoraggiamo i molti malati a prepararsi per usufruire di visite e cure appropriate. Continuiamo anche con la distribuzione di occhiali da lettura – Miwani in lingua kiswahili – ugualmente molto apprezzati in quanto sono una risposta immediata ad una necessità impellente soprattutto per i “professionisti”  della lettura, maestri, professori, uomini di chiesa... che hanno oramai depassato la quarantina. Se passate per Isiro anche voi potrete vedere un’altra meraviglia della carità cristiana.

lunedì 27 giugno 2011

La NEPOKO

La Nepoko è il fiume che percorre in lungo ed in largo la nostra diocesi come un grande serpentone e ovunque si voglia andare è impossibile non essere costretti a doverlo attraversare. Noi di Babonde siamo alla “rive gauche” e se si vuole andare a Wamba occorre passare all’altra riva. In motocicletta
nessun problema, ma in vettura è solo da un pò di tempo che qualche “eletto del popolo” all’assemblea nazionale di Kinchasa ha pensato bene di fare un gesto di generosità e di dotare il “guado” di un barcone sufficientemente sicuro. Dico “gesto di generosità” poichè nella generalità dei casi lo sviluppo ed il progresso del paese lo si deve più ad iniziative di singoli e a “doni” puntuali di qualche persona sensibile o interessata (ai risvolti elettorali) che a programmi definiti e finanziati dal governo o dalle autorità pubbliche regionali o locali.
Per me è stata la prima volta il salirci sopra con la nostra LR poichè sinceramente vedevo il pericolo della salita e discesa in situazione di sicurezza precaria, e non è saggio “gettare a mare” il buon veicolo che abbiamo. In ogni caso tutto è andato bene per stavolta, anche se la corda in nylon per trascinare il barcone e il ponte di salita discesa lasciassero un pò a desiderare.  Le foto possono ben testimoniare.


sabato 14 maggio 2011

Conoscete Mambasa?

http://mambasa.blogspot.com/   
Conoscete Mambasa o per il momento la sola Babonde??? Mambasa è un'altro villaggio, un'altra parrocchia della nostra diocesi di Wamba, sfortunatamente si trova a più di 400 Km da Babonde di strada non facile per cui le comunicazioni sono piuttosto rare. Ecco allora il mezzo più semplice per arrivarci in modo virtuale attraverso il Blog. L'indirizzo di cui sopra è l'indirizzo dove ptrete trovare sorprendenti notizie dei nostri confratelli e delle loro attività. In questi giorni un gruppo di amici italiani è in visita a Mambasa e nella vicina Nduye; quando sarà il vostro turno?