martedì 5 febbraio 2013

A ciascuno la sua!


Sono molte le strade che l’uomo può percorrere nella sua vita, alcune sono di sua scelta altre semplicemente accadono per coincidenza o per provvidenza, per accidente o per concomitanza di eventi. Qualcuno ancora si lascia scegliere o lascia che altri scelgano per lui...
Ci sono le mille piccole scelte di tutti i giorni, il vestire e il mangiare, ma anche come rispondere alle provocazioni, ai saluti, agli imprevisti o alle domande di aiuto. Ci sono le grandi scelte quelle che dirigono e condizionano fortemente il futuro e che impostano le linee fondamentali del nostro essere: gli studi, la professione, la famiglia... In questo senso si parla talvolta di vocazione, la vocazione della propria vita. In questa espressione c’è il senso di un misto di scelta interiore e di chiamata dall’esterno, un misto di azione personale assieme all’azione degli altri che consigliano e suggeriscono o influenzano ed infine un insieme di realtà umane e divine poichè quando si dice vocazione si dice qualcosa che è inscritto fin dalle nostre origini nel nostro essere, nel nostro profondo e nello stesso tempo proviene dall’alto e lo si scopre nella fede, nella Parola di Dio, nella vita della Chiesa.A Babone in quest’anno della fede abbiamo pensato necessario tradurre questa attitudine dell’uomo rivolto verso Dio, dell’uomo che sa scegliere e che ascolta, con un’attenzione tutta particolare al Sacramento del Matrimonio. Moltissimi giovani e ragazze, uomini e donne, stabiliscono una nuova unione, si mettono insieme talvolta precocemente, hanno figli e figlie, costituiscono famiglia, ma quest’elemento fondamentale della vita è solo raramente illuminato dalla luce della vita cristiana, ossia dalla vita di Cristo che è Amore. E’ una scelta certamente, senza tuttavia essere ancora vocazione, scoperta e risposta all’appello che sta nel profondo e che ha origine da qualcun altro che ci precede. Ecco allora che possiamo constatare numerose unioni, le quali talvolta hanno delle connotazioni non troppo felici, sono unioni di “contratto” tra le famiglie, unioni combinate dai geniori; sono unioni di “interesse”, spesso perchè una donna o una donna in più (poligamia) può essere molto utile nel lavoro dei campi o per un buon menage familiare soprattutto se il marito ha differenti interessi commerciali. La donna a sua volta può cercare le risorse economiche del marito o mirare ad essere la “prima” tra molte. 

Tra i giovani abbiamo ancora le unioni per “curiosità” del nuovo o di quel “desiderio” che brucia le tappe senza le premesse sufficienti, spesso di breve durata, o quelle costruite al mercato in qualche momento di libertà rispetto alle occupazioni familiari che sono anche di “contestazione” ai genitori e alle loro esigenze divenute oramai troppo strette per un o una adolescente... Assistiamo anche alle unioni di “prova”, per verificare se una relazione tiene, se l’intesa tra i rispettivi clan si consolida, e verificare soprattutto se ci sono dei figli, poichè una coppia senza figli non può sopravvivere a se stessa e alla pressione della famiglia che reclama ed esige una discendenza abbondante. La malattia, la morte precoce, le difficoltà economiche o di relazione tra gli sposi o con i familiari sono altrettanti motivi che fragilizzano le numerose libere unioni.


 La prassi della chiesa stabilisce che chi, cristiano, vive in una unione libera non possa comunicare all’Eucaristia fino a quando non abbia celebrato il proprio matrimonio nel Sacramento. E’ una misura che priva di un bene, l’Eucaristia, per far scoprire un altro bene quello del Sacramento del Matrimonio. 

E’ una misura disciplinare ma a Babonde abbiamo voluto privilegiare l’aspetto educativo e preparare una catechesi, una formazione o sensibilizzazione al matrimonio che possa arrivare a tutti. Il primo passo è stata la formazione dei catechisti, che in molti villaggi svolgono la funzione del prete, per quanto è loro possibile, nelle celebrazioni e nella guida della comunità. Assieme ad essi abbiamo in seguito cercato la formazione dei responsabili delle CEVB ossia delle comunità ecclesiali di Base, piccoli gruppi di cristiani ragruppati secondo i quartieri o piccoli insiemi di famiglie vicine.
Molto positiva quasi entusiastica è stata l’accoglienza, e qualche frutto abbiamo iniziato già a raccoglierlo: il 25 novembre scorso 8 coppie si sono sposate; il 27 gennaio tre coppie, tra le quali una coppia di giovani, cosa abbastanza rara, ed altri appuntamenti sono all’orizzonte. Scoprire la bellezza e l’importanza del matrimonio cristiano, senza confinarlo a qualche cosa di onorifico da riservare all’età adulta o senza essere impediti a farlo semplicemente perchè non si possiedono i mezzi economici necessari per “dotare” a sufficienza la famiglia della sposa (aspetto dolente che blocca un gran numero di “candidati”). “Se uno è in Cristo è una creatura nuova”, e ogni cosa che un credente compie sia realizzata nella fede, copreso il vivere da uomini e donne come famiglia. La stessa formazione tenteremo di portarla dappertutto e presso il più gran numero di persone.
Scrivo da Kisangani, dove ci siamo riuniti in Assemblea assieme ad altre comunità dehoniane e domenica è stata giornata di festa per la nostra famiglia religiosa poichè tre nostri confratelli hanno ricevuto la consacrazione sacerdotale, sono diventati preti. Le vocazioni sono molte e di ogni specie, si sceglie e si è scelti, si decide nella piena libertà e si risponde ad una chiamata in una concreta obbedienza. Questa è allo stesso tempo realizzazione di se stessi e servizio per gli altri. Un appello dal di fuori rivela qualcosa scritto da tempo e forse nascosto nel profondo del di dentro.  Bellezza della vita di fede e della fede vissuta all’interno della Chiesa.



domenica 3 febbraio 2013

Safari


Una volta all’anno le nostre comunità sono chiamate a Kisangani, capoluogo della provincia, per l’Assemblea annuale. Sono un pò più di 500 chilomentri, due giornate di viaggio. Non c’è l’asfalto, e questo provoca molti inconvenienti ma allo stesso tempo è all’origine di inaspettati incontri: “safari” significa “viaggio”, ed ecco alcune delle difficoltà e conoscenze lungo questi 500 chilometri.
Lasciamo Babonde verso le 10 del mattino, nella Land Rover i nostri bagagli essenziali ma anche molti “colis”, modesti pacchetti, mezzi sacchi di riso, un bidone d’olio di palma, due polli...: sono i piccoli “pensieri” delle famiglie per i loro studenti universitari a Kisangani, un paio di essi ne approfittano per rientrare dopo un periodo di vacanza; con loro papà Ngbane, direttore di scuola elementare, anche per lui gli stessi 500 chilometri alla ricerca del suo primo passaporto in vista di un futuro viaggio all’estero: dovrà battersi contro un’implacabile burocrazia e avrà bisogno di qualche soldino per oliare i meccanismi.   
Sui bordi del fiume Nepoko ci vorrà circa un’ora per preparare il battello alla traversata, occorre svuotare l’acqua che è all’interno poichè la tenuta stagna non è soddisfacente, nonostante la recente riparazione. I nostri confratelli della comunità d’Ibambi ci hanno preceduto e il lavoro di svuotamento è già cominciato, velocemente prende fine. La traversata è senza inconvenienti nonostante la precarietà dei mezzi a disposizione. Facciamo una piccola sosta a Wamba per prendere qualche altro pacchetto, salutiamo i preti diocesani, riuniti in assemblea e accogliamo un nuovo passeggero per NiaNia, è una insegnate della nuova scuola materna, dovrà adattarsi un pò, "insaccata" con altri, assieme ai bagagli, al caldo e alla polvere abbondante in piena stagione secca.
Verso le 18.00 siamo alla prima tappa del viaggio, assieme ad un gruppo di giovani contribuiamo per il carburante di un piccolo gruppo elettrogeno e assistiamo all’incontro di calcio della nazionale congolese, passiamo notte nella bella struttura della parrocchia di NiaNia anche se un pò tristi perchè il risultato del match è stato negativo è l’equipe è stata eliminata dalla competizione continentale.  
Alle sei del mattino riprende il viaggio per il tratto più lungo, verso Bafwasende la strada ripristinata da tre anni a questa parte si è già deteriorata, procediamo lentamente e dopo due ore e mezzo non abbiamo ancora percorso i 70 chilometri necessari; nel frattempo una prima foratura ci costringe ad una sostituzione di ruota e dopo qualche altro minuto una nuova foratura ci blocca in mezzo alla foresta a 18 chilometri da Bafwasende. Davanti a noi un camion con qualche piccolo problema, ci avviciniamo per chiedere aiuto. Un pneumatico lo carichiamo sul camion perchè sia trasportato fino a Bafwasende per la riparazione, il secondo lo gonfiamo con il compressore del camion e tentiamo di raggiungere un vicino centro abitato per l’altra riparazione. Dopo molte discussioni con i candidati riparatori alterati dall’alcool, constatiamo che mancano degli attrezzi necessari e con una moto inviamo anche il secondo pneumatico a Bafwasende; noi siamo costretti ad una lunga attesa di almeno tre ore. E’ allora che possiamo fare qualche conoscenza. 

Sono i giovani del posto, senza lavoro che sostano sulla piazza locale senza sapere bene come impiegare il proprio tempo, un vecchio oleificio già da decenni ha smesso di funzionare a causa di congiunture economiche e politiche. 
Altri sono diventati dei “sukumer” un termine misto di kiswahili e francese che significa “coloro che spingono”: utilizzano una bicicletta adattata, senza sella né pedali, che permette di entrare in foresta e di caricare delle assi di legno della lunghezza di 5 metri e del peso di 80 chili e di spingerle fino al bordo della strada dove possano infine essere caricate sui camions. Passa una bambina in cerca di acquirenti di un uccello di foresta chiamato comunemente “doppio becco”, ucciso con la fionda di cui molti sono armati mentre camminano in foresta o sono nei campi. Troviamo un ragazzo originario di Babonde, il padre è morto da tempo ed ora vive con uno zio, pastore protestante, in servizio nel vicino villaggio. 
Verso le 12 e trenta presi dalla fame avvistiamo un piccolo “restò”, che non si può tradurre con il termine “ristorante”, ma che in ogni caso ci permette molto modestamente di mangiare qualcosa. E’ facilmente individuabile poiché le sue insegne sono le pentole che espone sulla strada e che contengono il cibo già preparato. Se è di gradimento del cliente il gioco è fatto. Non abbiamo molta possibilità di scelta, non ne vediamo un secondo: nelle pentole riso e fagioli; in compenso con un solo dollaro mangiamo in due.
Sentiamo all’esterno un gruppo festante, danze e canti, percuotono dei bidoni vuoti, come tamburi e si sono dipinti il volto ed il corpo di bianco. Come tutti gli altri corriamo a vedere: l'agitazione e la gioia è all’occasione della nascita di due gemelli, la vita è stata benedetta, un solo lavoro con un doppio frutto, parenti ed amici fanno conoscere l’evento e raccolgono qualche piccola offerta per “innaffiare” l’evento. Il biblico “siate fecondi e moltiplicatevi” non ha perduto in nulla la sua forza.
Finalmente lo studente che abbiamo inviato rientra con il primo pneumatico riparato e possiamo riprendere la corsa. A Bafwasende mentre recuperiamo il secondo pneumatico i confratelli salutano vecchi compagni di classe ora al lavoro in posti di responsabilità. Saltiamo il penultimo posto di blocco che polizia stradale e funzionari delle tasse erigono qua e la lungo tutto il percorso, molte volte in modo puramente arbitrario, come espediente per guadagnare quel salario che il governo non eroga: verificano i documenti, cercano qualche infrazione allo scopo di ottenere qualche dollaro.
E’ oramai notte e mentre assaporiamo quasi l’arrivo in città... un ultimo ostacolo, un lungo camion che trasporta assi di legno ha tentato un’imprudente manovra ed ora si trava bloccato esattamente di traverso  la carreggiata. Anche stavolta la fortuna è con noi, una vettura della Caritas di Kisangani che ci precedeva ha già assoldato una ventina di giovani per sbancare il terreno su di un fianco ed in poco tempo un nuovo passaggio è aperto. Ora non ci resta che deporre i differenti passeggeri nelle loro rispettive abitazioni e goderci l’accoglienza dei nostri confratelli di Kisangani. Domenica prossima tre nostri diaconi saranno ordinati preti.