lunedì 14 settembre 2015

25° di Sacerdozio


Beh, ebbene siamo alla soglia di un anniversario, quello dei 25 anni compiuti da quando sono stato ordinato sacerdote, non sono moltissimi, non sono pochi. Era il 15 settembre 1990 a Saonara, paese d’origine, dell’infanzia, della famiglia, delle radici e dei ricordi. Di questi 25 anni, quindici sono stati vissuti a Padova tra la parrocchia del SS. Crocifisso e la Scuola Missionaria, assieme ai giovani e ai ragazzi e nell’animazione missionaria e vocazionale, nelle attività di giustizia, pace e nonviolenza con l’associazione Gavci, nella pastorale ecumenica, nell’accoglienza degli stranieri migranti dopo la caduta del muro di Berlino. Gli altri dieci sono qui in Africa nel piccolo villaggio di Babonde, assieme alla popolazione dei Balika-Toriko e dei loro vicini. 
Sacerdote e missionario, nella famiglia dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù. Fede cristiana messa alla prova dalle debolezze umane e dagli interrogativi della ragione. Una chiamata che passa attraverso le mille mediazioni della Parola di Dio, delle voci umane della comunità cristiana, degli amici, della famiglia, delle ispirazioni del proprio animo o cuore.Una risposta di fede che nelle intenzioni cerca di essere una risposta senza remore, senza riserve, ma che alla verifica dei fatti è sempre una risposta parziale. Non mi sento in grado di fare bilanci e non mi sembra neppure sia il momento opportuno, oppure ci vorrà un tempo di maggior calma e riflessione. Al momento credo sia giusto ringraziare a cuore aperto ed in modo insufficiente. Ringrazio Dio per la vocazione e per la misericordia, oltre che per la salute, le benedizioni e la protezione accordatemi. Ringrazio la famiglia nella quale sono cresciuto e che sempre mi accompagna e sostiene, in modo particolare la mamma Maria che abbiamo salutato lo scorso novembre, il papà e i fratelli. Ringrazio il paese di Saonara, i confratelli della congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore, i fedeli delle parrocchie di Padova del Crocifisso e di Torre, i tanti sacerdoti incontrati ed in primo luogo p. Tassetto.
Ringrazio gli amici della giovinezza e tutti coloro con i quali abbiamo collaborato ed insieme siamo cresciuti alla Scuola Missionaria e ovunque altrove. Ringrazio la gente di Babonde , schietta ed immediata con la quale condivido questo periodo della vita e che illumina in modo nuovo ed inaspettato il lungo cammino della fede. La gioia c’è, i sacrifici anche. I frutti raccolti sono molti ma quelli visibili sono i più superflui, quelli invece più preziosi e necessari sono invisibili e non calcolabili con parametri umani. Nelle mani di Dio Padre il tutto, ciò che è stato e quello che sarà. Aggiungo un abbraccio a tutti voi.



venerdì 11 settembre 2015

Ospedale dei bambini


“Ospedale dei Bambini” l’abbiamo chiamato così assieme ad una coppia di amici e all’Associazione Aupat (Aggiungi un posto a tavola), il progetto di risistemazione del padiglione di maternità e pediatria dell’ospedale di Babonde. Provate ad immaginare una casa vecchia di quasi cinquant’anni, usata da decine e decine di persone, che non ha mai beneficiato di un qualsiasi lavoro di manutenzione e che progressivamente ed inesorabilmente si deteriora.

L’assenza dello Stato e l’inesistenza dello “stato sociale”, un sistema sanitario zoppicante, una povertà economica endemica lasciano senza via d’uscita le possibili soluzioni che si riescono ad immaginare.

Ecco allora che Amore e Provvidenza si cercano e fanno coppia. Già, proprio così, due giovani che si Amano, e scoprono di attendere una bimba insperata: sentirsi amati aumenta la capacità d’amare. L’Amore si condivide, gonfia e diventa Provvidenza per altri bimbi lontani 6000 chilometri, che senza nulla sospettare nè sapere saranno pensati e potranno gioire di un aiuto, anch’esso insperato e concreto. Amore e Provvidenza danzano e nella loro danza coinvolgono e stringono le mani di altri giovani e loro amici che metteranno mano nella mano per aumentare la forza e l’ampiezza del progetto “Ospedale dei Bambini”.



E’ così che a Babonde abbiamo potuto rimettere parzialmente a nuovo due padiglioni che ospitano la Pediatria, ridonando loro colore e splendore. Un nuovo letto per le partorienti rende un servizio efficace e fa bella vista nella sala parto. Un sistema elettrico di batterie e pannelli solari alimenta il frigorifero dove si conservano i vaccini, dà energia ai bisturi elettrici e all’aspiratore di liquidi. Un piccolo spazio a prova di topi e della loro temibile capacità di rosicchiare tutto quello che trovano, è stato ricavato per ospitare l’ecografo che altrimenti doveva essere conservato lontano dai malati, nella nostra casa.

Il dottore ringrazia, le autorità sanitarie ringraziano, la popolazione ringrazia. Bimbi e bebé continuano a strillare o a dormire pacificamente tra le braccia accoglienti delle loro mamme.

Amore e Provvidenza anche loro si godono la loro bimba che a volte strilla e altre volte dorme beatamente, ma nel cuore hanno una gioia in più, quella di aver allargato la loro famiglia geograficamente e numericamente... senza sentirne il peso.





martedì 8 settembre 2015

Fermenti e Computer

Due volte la settimana fabbrichiamo il pane in casa, sono le due volte la settimana che accendiamo il gruppo elettrogeno la sera e ne approfittiamo alla grande, i ragazzi si ritrovano nella Grande Salle per studiare, facciamo fotocopie e navighiamo in internet, guardiamo la televisione e nell’altra sala capiente alcuni coraggiosi seguono le lezioni di computer. Scrivo “coraggiosi” perchè nel villaggio le attività serali sono rare, cena e a letto, salvo le notti di luna piena o quando legna e sterpaglia accesi incoraggiano qualche canto, danza o racconto.



Il pane che fabbrichiamo nel giro delle due ore di energia che ci regaliamo, lo realizziamo con l’aiuto di un forno automatico che fa tutto da solo; a noi metterci dentro gli ingredienti nelle buone proporzioni. Il lievito a modo di fermento non può mancare, se è un pò vecchio e umido la riuscita sarà meschina, se è troppo l’impasto uscirà dal coperchio, se c’è troppo sale ne diminuirà la forza.
I questi giorni non sappiamo se stiamo mettendo troppo lievito alla pasta o se stiamo dosando le giuste proporzioni, in quanto se tentiamo di aprire la sezione di falegnameria presso la nostra scuola secondaria non vogliamo pertanto lasciare per ultima la sezione di “Commerciale-informatica” e per questo abbiamo assolutamente bisogno di allestire una sala di informatica, anche se non all’avanguardia, ma almeno tentare di offrire la possibiltà di utilizzare un computer ogni due studenti. Sarà un notevole salto in avanti se confrontato alla “scuola serale di informatica” che da qualche anno realizziamo e che lamenta una cronica mancanza di mezzi. Il primo passo sarà tentare di equipaggiarci in modo adeguato e saranno i benvenuti quanti potranno farci regalo di un computer portatile anche se non di ultima generazione. Dall’anno scorso stiamo sostenendo due giovani negli studi universitari per ottenere una laurea breve (tre anni) in informatica ed abbiamo buona speranza che potranno rientrare a Babonde con l’entusiasmo e le competenze necessarie. I giovani come potete immaginare non mancheranno, non solo per un motivo puramente demografico ma perchè la passione per le nuove tecnologie e per gli schermi luminosi li attrae in modo speciale, non importa sotto quale latitudine o longitudine.
Il fermento non manca, la pasta neppure, confidiamo in un pizzico di sale per proporzionare bene il tutto e che la riuscita sia saporita e nutriente.


mercoledì 2 settembre 2015

Taglio e Cucito + Falegnameria+ computer. Ci puoi dare una mano?

Siamo già all’inizio di un nuovo anno scolare, il congedo o le grandi vacanze, come viene chiamato il riposo “estivo” è già al suo termine e si aprono le iscrizioni. Tutto ripartirà il sette settembre, la prossima settimana. All’Institut Sainte Marie stiamo facendo un sondaggio per verificare la possibiltà di aprire la sezione di falegnameria, indirizzo professionale, della durata di quattro anni. Non siamo ancora sicuri della nostra capacità di farla funzionare bene, in quanto le scuole professionali necessitano di materiale ed equipaggiamento, oltre che di spazi adeguati per la pratica. I professori sono disponibili anche se senza troppa esperienza. I ragazzi e le loro famiglie si arrovellano per racimolare i soldi necessari per l’iscrizione dei loro numerosi ragazzi, per le “uniformi” e per i pochi quaderni necessari. I libri di testo a disposizione degli alunni non esistono ancora nella nostra zona. Ma una scuola professionale ai ragazzi domanda inoltre gli attrezzi di lavoro, la tuta, una contribuzione per il materiale...

Lo Stato rimane assente o ben nascosto anche se invoca la moltiplicazione di queste scuole per lo sviluppo del paese. Per questo cerchiamo materiali differenti, metri, seghe a mano, martelli, scalpelli da legno, pialle a mano, tute da lavoro, morse, tenaglie... tutto quanto possa essere utile per sollevare la famiglie e per aumentare la qualità della formazione da offrire.

La possibilità di un prossimo container ci faciliterà il trasporto di quanto riusciremo a racimolare grazie a numerosi amici che vorranno darci una mano.

Ci stiamo ancora dibattendo in questo mese per inaugurare il nuovo atelier della sezione di Taglio e cucito, ciclo breve, ossia quattro anni di scuola professionale, aperta il mattino, mentre nel pomeriggio è aperta una scuola non ufficiale o meglio funzionano dei corsi di taglio e cucito per giovani mamme e signore che non hanno potuto studiare quando era il buon momento. 

Le soddisfazioni sono notevoli, il lavoro anche. Seguire un cantiere tutti i giorni mette un pò di pressione all’agenda e fa ben dormire la notte.
La settimana scorsa siamo riusciti a “tôler” il nuovo edificio, ossia mettere il tetto in lamiere (tôles in francese) ed abbiamo fatto una piccola festa con gli operai poiché il più è oramai fatto, anche se mancano i pavimenti ed i serramenti, che provvederemo a realizzare tra una settimana e ad abbellire l’esterno con l’intonaco ed un pò di colore bianco ricavato dalla calce di fiume. In seguito vedremo come realizzare un atelier provvisorio per la falegnameria
Cercheremo di far coabitare negli stessi spazi anche la scuola o atelier di informatica, alimentando gli edifici con un piccolo gruppo elettrogeno, sperando in un piccolo ma importante dono.
A proposito se qualche amico potesse fare regalo di un vecchio computer portatile, anche se il sistema operativo è oramai vecchio, per una scuola come la nostra si tratta innanzitutto di imparare a scrivere alla tastiera e i primi elementi per maneggiare un computer. I vecchi computer da ufficio sono invece troppo avidi di energia elettrica, ingombranti e pesanti per il trasporto.


Non saremo dunque prontissimi allo start, ma con un piccolo ritardo potremmo offrire a Babonde un nuovo ed utile edificio inserito nel complesso dell’Institut Ste Marie e molta speranza per l’avvenire. Un grande grazie a tutti quanti vorranno e potranno aiutarci.


I falegnami ed i muratori della "scuola pratica"



martedì 1 settembre 2015

Omaggio a p. Antonio e “lavoretti”.

Qualche piccola notizia dei nostri passatempi in lavori manuali, tra una occupazione e l’altra nella “cura” dei numerosi villaggi ed impegni pastorali, ma soprattutto vorrei qui rendere omaggio al caro p. Antonio Capitanio che ci ha lasciati nel mese scorso in seguito ad un ictus. 

Padre Antonio ci aveva fatto visita a Babonde qualche anno fa assimeme agli amici Gianni Lupi e Adolfo Bondi e con loro avevamo realizzato la costruzione di un’aula scolastica per i bimbi della scuola elementare di Babonde. Padre Antonio, con capacità di rabdomante, aveva individuato il luogo dove scavare il pozzo ed in seguito, con l’aiuto degli amici di Castiglione dei Pepoli, ci aveva fornito la pompa solare ed i pannelli per far rimontare l’acqua, assieme al tubo flessibile per distribuirla nei differenti punti della missione.  Nonostante l’età ed i suoi acciacchi p. Antonio è stato in mezzo a noi un esempio di giovinezza e di entusiasmo, di gratuità e di semplicità. Non sono molti coloro che hanno avuto il coraggio di arrivare fin qui a Babonde e p. Antonio  è stato il primo dopo diversi anni.
“L’abero piantato lungo i corsi d’acqua nella sua vecchiaia produce ancora frutti”, e p. Antonio continuava ad animare con passione soprattutto a favore delle missioni e di piccoli progetti di sviluppo, per migliorare le condizioni di vita di fratelli sconosciuti e lontani ma amati.

Dopo la notizia della sua morte mi sono sentito in dovere di completare in fretta quel progetto che continuava ad essere rinviato a causa del sopravvenire di altre urgenze.
Non siamo riusciti a realizzare il castello d’acqua con una struttura di cemento armato come previsto, a causa dei costi e dell’inesperienza, ma con i falegnami abbiamo costruito qualcosa in legno che potrà servire e durare almeno nel medio periodo.  Già da alcuni anni beneficiamo dell’acqua del pozzo, soprattutto in stagione secca, potabile e buona da bere, anche se non ne abbiamo fatto alcuna analisi, ma con un metodo empirico, l’abbiamo bevuta e, visto che non provocava disturbi e disodrini nel basso ventre, ne abbiamo ricavato la conclusione che è di buona qualità.

  


Grazie ancora p. Antonio, per l’Eucaristia celebrata, per l’amicizia disinteressata, per la simpatia per la dedizione nonostante il peso del corpo che invecchiava.

Aggiungo un’altra piccola curiosità che si può visitare a Babonde, ossia il nostro “nuovo” gruppo elettrogeno. Con i meccanici abbiamo risistemato un vecchio Lister, che in principio era un gruppo elettrogeno fisso, per renderlo mobile e servircene nei lavori in cantiere, soprattutto nella costruzione della scuola per realizzarne la carpenteria.  Il tubo di scappamento sembra la canna di un grosso fucile di altri tempi, con una fuoriuscita di fumi che farebbero inorridire gli ambientalisti... speriamo di non inquinare troppo la foresta equatoriale che abitiamo nel più profondo. Crediamo che la nostra “impronta ecologica” sia davvero piccola e sia compensata da un’enormità di verde che ci circonda. Il carrello che lo trasporta è una vecchia taglia erba riadattata e rinforzata. L’accensione  a manovella, sul modello dell’accensione delle prime automobili con motore a scoppio. L’effetto è un pò strano ma efficace e sono molti i passanti che si fermano a gardare ammirati. Visti gli anni di servizio del vecchio Lister non crediamo durerà molto ma, come dicevamo sopra, talvolta ciò che è anziano riserva sorprese inaspettate.







mercoledì 6 maggio 2015

Diploma di Maturità


 Fino all’anno scorso per poter accedere all’esame di maturità le differenti scuole superiori del nostro vasto territorio dovevano inviare i loro candidati “finalisti” presso un centro abilitato, a Ibambi, dove dei commissari provenienti dalla sede centrale della provincia scolastica, sorvegliavano lo svolgersi della sessione annuale. Per i più lontani si trattava di un viaggio di quasi una cinquantina di chilometri, e la necessità di trovare dove dormire e mangiare per una decina di giorni se non di più. Prima per gli esami “preliminari” e poi per la sessione finale.
Ebbene a partire da questo 2015 un nuovo “Centre d’examen d’Etat” è stato aperto a Babonde con sede all’Institut Ste Marie. La nostra struttura si è rivelata la più adatta per ospitare i duecento candidati del circondario. Com’è abitudine la solennità della cerimonia ufficiale di apertura ha superato i limiti. Nel senso che si è investito molto nella festa e nel numero degli invitati: le autorità scolastiche d’Isiro e d’Ibambi assieme a tutti i direttori e presidi delle scuole della zona, di ogni ordine e grado; le autorità amministrative e tra esse l’amministratore del Territorio di Wamba, le autorità militari e quelle ecclesiastiche, i candidati all’esame finale ... Tutte le scuole hanno contribuito per la buona riuscita e così é stato. Santa Messa, discorsi inaugurali delle autorità, taglio del nastro e libagione, alza bandiera ed inno nazionale, pasto fraterno, musica e danza, tutto si è svolto in un clima di festa e di solennità.
Le note dolenti, per il momento poste in secondo piano, erano il ritardo di due mesi nel pagamento dei salari da parte del governo e il fatto che agli esami di stato la percentuale di coloro che riescono ad ottenere il diploma di maturità si aggira sul 50% del totale con dei punteggi estremamente bassi, segno evidente del peggioramento della qualità dell’istruzione: solo la metà dei giovani “finalisti” ottengono il diploma, e nella stragrande maggioranza si rivelano poco preparati rispetto ai sei anni di scuola secondaria passata sui banchi. Per molte scuole periferiche sorge talvolta il dubbio se siano scuole con indirizzo vario, come previsto dall’ordinamento del paese o se siano piuttosto centri di manovalanza a buon mercato per insegnanti e dirigenti scolastici. La mancanza di un salario certo, la mancanza di un’economia sufficiente fa sì che gli insegnanti siano spesso pagati con il lavoro manuale degli studenti presso i campi coltivabili dei loro insegnanti. Si aggiunge infine il fatto che una buona parte dei “finalisti” sono già genitori con prole a carico o ragazze madri che alternano la penna ed il quaderno al necessario lavoro per accudire i bimbi.

Messe tra parentesi le difficoltà abbiamo potuto constatare che seppur lentamente e con enormi difficoltà, tuttavia una certa evoluzione positiva si può riscontrare e che alcune persone di buona volontà alla fine emergono e producono qualcosa di buono per sè e per il paese intero. 
 


FMI – Anualite

Quando sentiamo parlare di FMI pensiamo subito all’organizzazione mondiale “Fondo Monetario Internazionale”, che dirige la politica e l’economia di molti paesi imponendo le proprie regole liberiste. Grande stupore quando a Babonde mi si presenta una persona che vuole parlarmi del FMI e che vuole proporre un incontro sul tema.
Qualche breve scambio di informazioni e chiariamo subito che si tratta di un’altra cosa, in questo caso FMI sta per “Fondazione Missionaria Internazionale”, ed avrebbe il compito di formare degli agenti pastorali ed di inviarli in missione. Il signore che mi presenta la “Fondazione” dice che l’organizzazione si apoggia su di una fondazione svizzera che vuole investirsi in Congo con delle mete molto ambiziose, la costruzione di chiese, scuole ed ospedali. Per quel che riguarda le chiese l’apertura è ecumenica e totale, indipendentemente dalla confessione di appartenenza o dal fatto di essere villaggio o parrocchia o quartiere. Per tutti ci sarà la possibilità di beneficiare dell’aiuto quasi totale della FMI, disponibile a 360°.

Rimango stupito dell’ampiezza della disponibiltà della Fondazione e mi chiedo chi mai avrà la possibilità di mettere in campo una quantità così grande, enorme, di mezzi finanziari, e con quale provenienza. Comincio a dubitare. Lascio che il nostro ospite continui ad illustrare la generosa offerta che l’organizzazione intende fare al nostro territorio, sì poiché la Fondazione si sarebbe fino ad ora investita soprattutto in Asia ed è arrivata in questi ultimi tempi in Africa e precisamente in Congo RDC, nel territorio di Wamba. Nel frattempo, allo stesso modo del signore che mi sta davanti, altri emissari stanno percorrendo centri grandi e piccoli di tutto il circondario per illustrare al meglio l’enorme occasione che si sta presentando. Ai singoli cittadini, catechisti, fedeli, individui, sarà necessario versare l’equivalente di mezzo euro per poter iscriversi e divenire beneficiari. Ora ci sarebbe bisogno di pubblicizzare al massimo la FMI e di indire un incontro pubblico per presentare al meglio l’iniziativa e la missione di Babonde potrebbe rendere in questo un grande servizio.
Io rifiuto categoricamente, vedendo ora chiara una truffa con lo scopo di raccogliere un pò di soldi presso la popolazione semplice, soprattutto i fedeli delle varie chiese “vendendo” la speranza di una costruzione in cemento. Se qualche dubbio poteva restare circa la buona o malafede della FMI, questi dubbi scompaiono quando leggo i depliants che il signore mi propone: il Fondo Missionario Intenazionale partecipa della MTM ossia della Missione Teocratica Mondiale si dice confessionale e propone la formazione di differenti operatori pastorali della chiese in vista di una loro riforma. L’impressione certa che ne ricavo è di un depliant costruito con un’accozzaglia di elementi differenti, contraddittori, recuperati qua e là e assemblati alla meno peggio. Chiunque un pò avveduto avrebbe potuto rendersi conto della debolezza e della illogicità delle affermazioni, dell’impossibilità di poter mantenere una sola delle mille promesse fatte, fantastiche ma concretamente irrealizzabili a meno di disporre di capitali immensi da distribuire con grande liberalità.
 Ebbene, centinaia e centinaia di persone hanno abboccato versando la loro parte quota ai numerosi emissari che hanno percorso a tappeto il territorio assoldando nella stessa impresa nuovi adepti che dietro il versamento dell’equivalente di una quindicina di euro potevano aspirare a divenire a loro volta sensibilizzatori o raccoglitori delle quote individuali. Un rappresentante “nazionale” della FMI venuto in aereo a Isiro è stato ricevuto da una folla esultante e speranzosa che pensava di accogliere un liberatore dalla  miseria e dalla incapacità di progettare un futuro migliore. Le autorità civili si sono tenute in disparte in un primo momento, per poi intervenire deferendo l’organizzazione al tribunale provinciale. Il verdetto non è ancora stato emesso, e nel frattempo i “funzionari” e “sensibilizzatori” continuano a percorrere i villaggi incassando i contributi volontari.
  Miseria, mancanza di prospettive, stagnazione dell’economia, attesa di un “messia” a buon prezzo, incapacità cronica nel superare gli ostacoli senza un aiuto sostanziale dall’esterno, ingenuità e conoscenze limitate, fiducia nella parola di chi semplicemente “parla bene e si presenta bene”, sono solo alcuni degli elementi che inducono alla credulità e a una certa facilità nel mettersi nelle mani di qualche mercenario o truffatore senza scrupoli.
Anche a livello religioso la popolazione è spesso disposta a credere alle cose più incredibili, un insieme di racconti notturni attorno al fuoco nelle notti di luna piena, sui quali si insericono altri racconti di pratiche magiche o incantatorie.
A Babonde qualcuno ha creduto vedere l’apparizione di una suora locale – il suo nome Anualite -  morta martire esattamente cinquanta anni fa, mentre dell’anniversario ne sono in corso le celebrazioni . L’apparizione lontana, tra gli alberi e le palme, si è rivelata alla fine una illusione ottica, ma per l’occasione tutte le attività locali sono state bloccate e si è gridato al miracolo.

L’uomo è nelle sue molteplici dimensioni un uomo di fede. Crede alla parola annunciata, crede alla parola data. Talvolta è disposto a credere più facilmente alle cose che potrebbero risolvergli i  problemi nell’immediato. Davvero occore sapere in chi abbiamo riposto la nostra speranza e saper leggere bene i segni che annunciano la verità o la falsità dei propositi. Un parametro di verifica rimarrà sempre il risultato finale. Gesù diceva che le opere danno testimonianza della bontà e della verità di chi promette o dice qualcosa.





martedì 28 aprile 2015

Matrimonio del secolo


A Babonde il matrimonio del secolo ha avuto luogo! Dottor Sami e Mlle Juditte hanno detto il loro Si definitivo. Per il contesto, l’ambiente e le abitudini di Babonde tutto è stato eccezzionale, fuori norma, superlativo. Mobilizzazione generale della popolazione, delle autorità civili, sanitaire e religiose. Neanche il maltempo ha potuto qualcosa e la pioggia abbondante non è riuscita a spegnere l’entusiasmo i canti e le danze di festa. 

La fidanzata è ancora universitaria a Kisangani, ed è arrivata giusto il tempo della solenne celebrazione. Il matrimonio di due fidanzati è già un fatto raro dove le abitudini sono invece delle convivenze prolungate che non sfociano quasi mai in un vero e proprio matrimonio, né religioso, né civile, né tradizionale (ossia l’accodo armonioso e pattuito tra le due famiglie). Eccezzionale quindi poter vedere il fidanzamento un “piccolo” mese avanti le nozze, prima di rendere ufficiale il porprio reciproco sì, e sancire così il “patto matrimoniale” prima della coabitazione. Tutte le tappe successive del matrimonio sono state rispettate con estrema precisione e puntualità. L’incontro delle famiglie e lo scambio dei doni (la dote), senza recriminazioni o aggiuta di tempi supplementari indebiti. Il passaggio previo presso l’autorità civile, negli uffici della Chefferie davanti a colui che potrebbe essere chiamato più o meno il Sindaco. Preghiera e scambio del mutuo consenso alla vita insieme, all’aiuto reciproco, all’amore nella fedeltà, nella benedizione del Signore, presso la missione protestante. Matrimonio “ecumenico” poichè il marito appartiene alla chiesa protestante e la ragazza è cristiana cattolica. Banchetto per tutti alla nostra missione e danze fino a notte inoltrata. Il va e vieni di persone, conoscenti e parenti è continuato per più di tre giorni, prima che il movimento si calmasse definitivamente. Certamente due famiglie cui i mezzi economici non sono mancati e che le relazioni  influenti in diversi settori hanno contribuito alla buona riuscita delle manifestazioni.   

Ma la sostanza del matrimonio risiede comunque altrove anche se spesso nei nostri villaggi - come altrove - si confonde la manifestazione esteriore della festa con la gioia interiore di un passo decisivo compiuto nell’amore e nella fede. Impegnare il futuro, come nel matrimonio, coinvolgersi in modo totalizzante è necessariamente un atto di fede complesso,  in se stessi, nel partner e nell’insieme delle situazioni di vita che si affronteranno progressivamente, fiducia nel fatto che tutto potrà andar bene e continuare nella stessa direzione anche se tutto non andrà affatto bene. Davvero c’è necessità della benedizione e dell’assistenza di Dio. Se a dottor Sami e Mlle Brigitte non sono mancati i mezzi, neppure la fede ha fatto difetto, per quel che un occhio esterno ai cuori può percepire. Un breve fidanzamento prima del matrimonio e  poi di nuovo in viaggio: lei per Kisangani dopo appena dieci giorni, lui tra meno di un mese diretto a Kinshasa, la capitale, per ottenere il visto di uscita dal paese per una specializzazione in Senegal, mentre la moglie tarderà un pò a raggiungerlo per completare prima e in fretta gli studi base di medicina, compreso lo stage necessario. Un azzardo? Gli eventi ed il calendario degli impegni irrinunciabili che si impongono? La fiducia reciproca nonostante la distanza? “Non separi l’uomo ciò che Dio ha unito”. A noi resta un bellissimo ricordo, assieme ad un bell’esempio... e un nuovo medico, dottor Laurent. Con lui condivideremo la piccola ma quotidiana battaglia per migliorare le possibilità di cura all’ospedale di Babonde. 

Séraphin



Siamo aumentati di numero dal mese di febbraio, un nostro nuovo confratello ci ha raggiunto. A tutt’oggi la nostra comunità conta quatto membra, io il più anziano, p. Zéphirin al suo terzo anno a Babonde, fr. Fréderic che, terminato l’anno di stage riprenderà gli studi di teologia il prossimo ottobre, e il nuovo sacerdote p. Séraphin, ordinato a Kisangani all’inizio del mese di gennaio. Ha una buona stazza e non sembra affatto un prete novello, ci darà una grossa mano per la pastorale nella nostra vasta missione e soprattutto nel prendere la responsabilità dell’Istituto Ste Marie , la nostra scuola superiore che di anno in anno aumenta nel numero di allievi e di classi.
Questo ci preoccupa un pò in quanto occorre riaprire il cantiere e pensare a qualche nuova costruzione per permettere a tutti di entrare in un’aula e sedersi su dei banchi convenienti.

“Da dove vieni?”, “dove sei nato?” é la domanda che spesso si sentono rivolgere i nuovi arrivati a Babonde, preti congolesi compresi. 

E’ quello che succede a p. Séraphin in questi giorni, quando per la prima volta incontra le persone ed i catechisti di qualche villaggio della nostra missione. Queste domande manifestano una legittima curiosità ma anche necessità di collocare lo “straniero” tra le persone amiche, tra coloro di cui ci si può fidare, o al contrario, tra le persone di cui occorre fare attenzione se non da trattare con una certa diffidenza. Collocazione in base alla provenienza. Talvolta è sufficiente parlare lo stesso dialetto per potersi chiamare fratelli e simpatizzare, e darsi spontaneamente una mano con grande generosità e apertura, o al contrario sentirsi spinti ad un certo distacco se non addirittura disprezzo, se si appartiene a qualche tribù nei confronti della quale “non scorre buon sangue” a causa di antecedenti spiacevoli o di pregiudizi ancestrali.

Per noi preti e missionari, europei o africani, il fatto di appartenere alla stessa famiglia religiosa, il fatto di essere inviati in territori dove non si parla la medesima lingua appresa in famiglia, il fatto di essere spinti in luoghi lontani non da interessi particolari ma dal dovere dell’annuncio del Vangelo, il fatto di appartenere alla stessa fede cristiana è senz’altro una leva importante per superare quelle barriere culturali, umane, spesso irrazionali, che separano ed oppongono gli uomini fino a farli divenire classisti e discriminanti, se non razzisti. 
E questo è vero non soltanto per quel che riguarda il rapporto tra bianchi e neri, ma è vero per tutti i rapporti senza distinzione, in quanto come una sorta di istinto innato fa sì che - appunto senza razionalità e senza motivo - ci si opponga e ci si schieri in base ad appartenenze che non hanno motivo di esistere. Durante gli studi di teologia a Bologna talvolta ci si trovava a riflettere in base all’appartenenza regionale, la provenienza dal Nord o dal Sud dell’Italia, dalla Lombardia o dal Veneto, da Roma o da Milano.
Da dove tutta questa facilità a separare, dividere ed opporre? Qui a Babonde dove gli studi di psicologia sono scarsi si può sentenziare con una certa sicurezza ed affermare che tutto ciò è “Matunda ya Shetani”, è “Frutto del Maligno”. Già, può essere deviante addossare tutte le colpe al Maligno, ma non si può negare che c’è come un tarlo che rode dentro e consuma il bene, l’armonia e l’innocenza che sono di Dio.

Tanti auguri p. Sérephin e buon lavoro, ricco di frutti, qui a Babonde. Indipendentemente dal luogo della tua nascita e dalla tribù di appartenenza sarai ben accolto ovunque a Babonde.




Ospiti speciali



Non è di tutti i giorni poter accogliere nella sperduta Babonde degli ospiti occidentali provenienti dall’Italia. L’ultima volta é stata esattamente tre anni fa, tre amici di Bologna, tra i quali un confratello, e quella bella esperienza si è ripetuta quest’anno grazie alla visita del nostro confratello padre Marfi Pavanello e della signora Morena Marconi: mpe Marfi e maman Morena, tutti hanno cominciato subito a chiamarli così. 
E' stata una visita veloce, giusto il tempo di vivere dei momenti importanti per la fede e per la vita civile, il Natale e il passaggio al nuovo anno, dieci giorni carichi ed intensi.
Non si rischia certamente l’isolamento a Babonde, i curiosi, i bimbi, i cristiani, gli interessati, i vicini ed i lontani accorrono ad accogliere e ad incontare i nuovi venuti, a sentire buone nuove e a raccontare pene e fatiche assieme a speranze e progetti. E’ un turbinio di volti e di voci, di strette di mano e di carezze, soprattutto dei bimbi che vogliono verificare se la stranezza della pelle bianca non sia dovuta a una polvere speciale che lavandola si può togliere.







 Abbiamo visitato i dintorni di Babonde, a partire dalla notte santa di Natale, nel piccolo villaggio di BagBay, mentre una luce fioca accompagnata da una fede ardente hanno rischiarato la notte come a Betlemme, ed i canti forti, gioiosi ed intensi hanno risvegliato il torpore della vita tranquilla dei contadini affaticati dal sole della giornata. Yambenda, Gbunzunzu, Bavamabutu, Bafwabaka, Ibambi, sono state alcune altre tappe del nostro “pellegrinaggio”.
Impossibile raccontare le emozioni e tutti i pensieri.



 La voce sicura di Morena si rompeva spesso al momento dei saluti, segno di gioia interiore e di stupore, circondati dall’affetto immediato delle persone semplici e nella confusione dei mille pensieri  che nascono improvvisi mettendo a confronto mondi contemporanei ma lontani secoli se messi a paragone nelle condizioni di vita, nelle opportunità, nelle prospettive che il futuro riserva. Siamo uomini e donne dello stesso secolo, capaci di intendersi da subito con uno sguardo e d’intuito, ma che le realtà della vita, situate in continenti differenti, sembra separare radicalmente.
 E’ stata l’occasione bella di toccare con mano un mondo conosciuto spesso solo per immagini e reportage o secondo racconti e cliché. E’ stata l’occasione di confermare una volta di più il grande bene che può fare la solidarietà e il dono: salvare la vita ad un bimbo malato o malnutrito, rendere potabile dell’acqua malsana e portatrice di innumerevoli malattie, garantire il diritto all’istruzione e alla scuola a chi, come il popolo pigmeo, non sa minimamente che è detentore anche di diritti, mentre fin qui ha appreso unicamente i doveri da ottemperare. 

Diritto alla vita, diritto allo studio, diritto alla salute, diritto ad un giudizio giusto, diritto all’informazione imparziale... immersi nella natura, salvati dall’inquinamento e dalla vita frenetica delle città, manchiamo di molte altre cose pure essenziali per una dignitosa vita umana.

Padre Marfi si è divertito con gli scouts, facendo dono della propria esperienza e formazione, raccogliendo entusiasmo e attenzione. Morena si è riempita gli occhi ed il cuore di tanti bimbi soprattutto i malnutriti del Centro nutrizionale Talita Kum, curati anche grazie al suo aiuto assieme a tante, tante persone di buona volontà e di buon cuore.

Insieme abbiamo incassato gli scossoni di viaggi brevi ma faticosi su strade difficili e polverose riempiendo però la valigia dei ricordi e delle esperienze: l’accampamento dei pigmei con le loro lunghe pipe e archi precisissimi; il rokò dove si fabbrica l’olio di palma e la balada dove si distilla la bevanda alcolica; la carriere dove penibilmente si setaccia la sabbia alla ricerca di qualche pagliuzza d’oro; la briquetterie dove si fabricano i mattoni con presse manuali; la stanza di dada Anualite, la martire congolese originaria di questa diocesi di Wamba; i fiumi Nepoko e Maika, ricchi di pesce ma privi di ponti per poterli attraversare facilmente; 
le scuole e le chiese di villaggio in costruzione; 
l’ospedale, le famiglie e i bimbi, tanti, tanti bimbi...
Grazie padre Marfi, grazie Morena della vostra visita a Babonde, grazie della vostra presenza che sappiamo non è solo di puro passaggio, poichè ci si conosce da tempo e la relazione non fa che approfondirsi, relazione di conoscenza, di amicizia, di aiuto e di fede. Il Signore benedica.


Al vostro ritorno qualcuno forse avrà giudicato con scetticismo il viaggio a Babonde. In questi giorni mi sono imbattutto in questa citazione (sempre che non sia una falsa citazione, come se ne trovano molte in internet) di A. Einstein che può aiutare e dare qualche suggestione: “Follia é fare la stessa cosa ed aspettare risultati diversi”. E’ il mio augurio per coloro che temono di imbarcarsi in un viaggio differente che porta ad una delle periferie di questo nostro mondo, ed aiuta a considerare differentemente le cose, i beni, le azioni.