sabato 10 settembre 2011

UN POZZO DI SPERANZA

L’acqua non manca a Babonde, ma averla a portata di mano (non diciamo ‘a portata di rubinetto’) e pulita-potabile non è un’impresa facile. Ce ne siamo resi conto quando abbiamo iniziato il progetto del pozzo assieme a qualificati ‘rabdomanti’ che ci hanno assicurato della sua presenza in quantità. Mancava solo un dettaglio quello della profondità. Con buona speranza abbiamo quindi cominciato lo scavo assieme all’equipe composta da Joseph, Abelu, Dieu Merci e Bandesu, supervisore p. Antonio. Una speranza che si è incrinata un pò, una volta oltrepassati i quattro metri, poichè tutti ci attendevamo poterla avere a partire dai tre, tre e mezzo. L’incertezza che iniziava ad affiorire ha lasciato posto alla tenacità e alla ferma convinzione che occorreva andare fino in fondo... eh già... fino in fondo. E’ così che secchio dopo secchio la corda metrica ci ha fatto conoscere che eravamo oramai sotto gli 11 metri, ed è a questo punto che qualcosa finalmente ha iniziato ad affiorare: le prime traccie sicure della falda acquifera. Fortunatamente la solidità del terreno non mette in pericolo l’equipe di scavatori e tutto lascia supporre che la quantità sia quella prevista, ossia: abbondante. Prima di continuare abbiamo realizzato un anello di cemento armato in previsione dell’elevazione di un muro circolare di mattoni per evitare lo smottamento una volta raggiunta l’acqua che sta oramai a soli trenta centimetri. Io parto per il congedo e c’è bisogno che il cemento si consolidi, manchiamo inoltre di mattoni cotti, si impone allora una pausa. Continueremo tra qualche tempo, oramai sappiamo che i progetti in Africa preferiscono i tempi lunghi.
Un pozzo che ha inghiottito fino ad oggi molto sudore ma non ha inghiottito la speranza; un pozzo che guardato velocemente dall’alto e dal di fuori dà l’idea della tenebra e del pericolo, ma che se ci si immerge dentro non è poi così oscuro; un pozzo che continene una ricchezza e solo attraverso di esso la si può raggiungere. Un pozzo che può anche essere parabola di un’esperienza africana.