Non è di tutti i giorni poter accogliere nella sperduta Babonde degli ospiti occidentali provenienti dall’Italia. L’ultima volta é stata esattamente tre anni fa, tre amici di Bologna, tra i quali un confratello, e quella bella esperienza si è ripetuta quest’anno grazie alla visita del nostro confratello padre Marfi Pavanello e della signora Morena Marconi: mpe Marfi e maman Morena, tutti hanno cominciato subito a chiamarli così.
E' stata una visita veloce, giusto il tempo di vivere dei momenti importanti per la fede e per la vita civile, il Natale e il passaggio al nuovo anno, dieci giorni carichi ed intensi.
Non si rischia certamente l’isolamento a Babonde, i curiosi, i bimbi, i cristiani, gli interessati, i vicini ed i lontani accorrono ad accogliere e ad incontare i nuovi venuti, a sentire buone nuove e a raccontare pene e fatiche assieme a speranze e progetti. E’ un turbinio di volti e di voci, di strette di mano e di carezze, soprattutto dei bimbi che vogliono verificare se la stranezza della pelle bianca non sia dovuta a una polvere speciale che lavandola si può togliere.
Abbiamo visitato i dintorni di Babonde, a partire dalla notte santa di Natale, nel piccolo villaggio di BagBay, mentre una luce fioca accompagnata da una fede ardente hanno rischiarato la notte come a Betlemme, ed i canti forti, gioiosi ed intensi hanno risvegliato il torpore della vita tranquilla dei contadini affaticati dal sole della giornata. Yambenda, Gbunzunzu, Bavamabutu, Bafwabaka, Ibambi, sono state alcune altre tappe del nostro “pellegrinaggio”.
Impossibile raccontare le emozioni e tutti i pensieri.
La voce sicura di Morena si rompeva spesso al momento dei saluti, segno di gioia interiore e di stupore, circondati dall’affetto immediato delle persone semplici e nella confusione dei mille pensieri che nascono improvvisi mettendo a confronto mondi contemporanei ma lontani secoli se messi a paragone nelle condizioni di vita, nelle opportunità, nelle prospettive che il futuro riserva. Siamo uomini e donne dello stesso secolo, capaci di intendersi da subito con uno sguardo e d’intuito, ma che le realtà della vita, situate in continenti differenti, sembra separare radicalmente.
E’ stata l’occasione bella di toccare con mano un mondo conosciuto spesso solo per immagini e reportage o secondo racconti e cliché. E’ stata l’occasione di confermare una volta di più il grande bene che può fare la solidarietà e il dono: salvare la vita ad un bimbo malato o malnutrito, rendere potabile dell’acqua malsana e portatrice di innumerevoli malattie, garantire il diritto all’istruzione e alla scuola a chi, come il popolo pigmeo, non sa minimamente che è detentore anche di diritti, mentre fin qui ha appreso unicamente i doveri da ottemperare. Diritto alla vita, diritto allo studio, diritto alla salute, diritto ad un giudizio giusto, diritto all’informazione imparziale... immersi nella natura, salvati dall’inquinamento e dalla vita frenetica delle città, manchiamo di molte altre cose pure essenziali per una dignitosa vita umana.

le scuole e le chiese di villaggio in costruzione;
l’ospedale, le famiglie e i bimbi, tanti, tanti bimbi...
Grazie padre Marfi, grazie Morena della vostra visita a Babonde, grazie della vostra presenza che sappiamo non è solo di puro passaggio, poichè ci si conosce da tempo e la relazione non fa che approfondirsi, relazione di conoscenza, di amicizia, di aiuto e di fede. Il Signore benedica.