sabato 26 marzo 2022

EUROPA - AFRICA - EUROPA

Provo ad immaginare qui dall’Africa, dalla nostra povera ma tranquilla foresta equatoriale, dal nostro sconosciuto ma pacifico villaggio di Gbonzunzu, provo ad immaginare quali siano i sentimenti delle persone immerse nel nefasto clima di guerra di questi mesi in cui è sprofondata l’Europa.

Come tutto diventa relativo quando cambiano i parametri essenziali per valutare le cose! E’ più sfortunata l’Europa o l’Africa in questi giorni?

Con Morena, laica e missionaria per la sua parte, un pò prima di Natale abbiamo lasciato l’Italia immersa nello stress e nell’ansia causati della pandemia Covid19. Viaggiare non è stato facile, costretti a pass, test e contro test; bloccati per giorni nella capitale della Repubblica Democratica del Congo a Kinshasa, per mancanza di voli aerei interni; sottomessi a centinaia di chilometri in motocicletta su strade sterrate, a tratti alterni fangose e polverose; nell’incertezza di poter rispettare il programma di ritorno viste le tante incongnite ed imprevisti in agguato.

L’anno scorso, appunto a causa del Covid19 il viaggio per Morena non era stato possibile, lei che approfitta delle annuali ferie dal lavoro. Quest’anno fortuanatamente sì. Le mille piccole difficoltà incontrate impallidiscono oggi se confrontate ai drammi di chi in Europa diventa profugo, di chi perde casa o familiari, di chi vede minacciata la propria libertà, la propria famiglia, la propria nazione e la stessa propria vita.


Se nei nostri villaggi ancora una volta abbiamo potuto incontrare la gioia semplice e festosa dei bimbi che accolgono quando sono accolti, che sorridono quando gli si sorride, che ascoltano e giocano quando gli si parla e si gioca insieme, d’altro canto siamo davvero preoccupati e preghiamo affinchè la gioia dei nostri bambini africani non venga a mancare ai bimbi europei di oggi.


Da oramai numerosi anni l’impegno di Morena, una laica di Bergamo, il suo aiuto e quello di tanti altri amici e benefattori, ci regalano il sostegno generoso, concreto e necessario per far funzionare il centro nutrizionale Talita Kum, operativo nelle missioni dei sacerdoti del sacro cuore di Gesù a Babonde e Gbonzunzu. Lo spettro della malnutrizione o della fame, l’impossibilità materiale di curare malattie a volte semplici da guarire, l’incapacità di mandare a scuola i propri figli, sono le realtà quotidiane del nostro contesto africano che cerchiamo di risolvere o quanto meno di alleviare, ed in questi giorni temiamo che possano rapidamente diventare la realtà difficile di altre nazioni in guerra. “Con la guerra tutto è perduto!”.





I pochi giorni passati a Gbonzunzu hanno coinciso con le feste natalizie e con il canto del ‘pace in terra agli uomini’. Le case del posto sono talmente minuscole ed essenziali, sostanzialmente dei rifugi per la pioggia e per dormire la notte, che rendono impossibile realizzare all’interno la bella tradizione cattolica del presepio. Sono allora realizzate all’esterno delle simpatiche costruzioni dove la ‘santa famiglia’ trova posto, non senza gli immancabili angeli, asinello e bue, anche se l’asino è praticamente sconosciuto a queste latitudini. Le sagome delle statuine appena abbozzate, rudimentali, imperfettte ci suggeriscono che l’umanità anche se vecchia di millenni è sempre in formazione, in perenne costruzione, in crescita “fino alla statura dell’uomo perfetto”, poichè manca di volta in volta qualche ingrediente di quell’umano che viene direttamente da Dio e che solo il divino gli può donare in pienezza. 

Dopo alcuni mesi di vacanza e controlli medici in Italia ho ritrovato la giovane comunità cristiana di Gbonzunzu – la nostra missione ha appena due anni di vita – vivace ed entusiasta, come è tipico di una popolazione giovane che ha il futuro davanti a sé e che lo affronta con spensieratezza e non senza una certa incoscienza.

Una bellissima sorpresa è stata quella di poter percorrere i nostri impossibili venti chilomentri di sentieri di foresta con tranquillità e senza le normali difficoltà che in tutti questi anni chi hanno quotidianamente fatto soffrire. 


Il nuovo governatore della Provincia si è infatti fortemente impegnato a sistemare le strade con l’utilizzo di ruspe e caterpillar, e stavolta, a differenza di tutti i politici che l’hanno preceduto, ha mantenuto le promesse. Non è ancora una strada come la si potrebbe desiderare ma abbiamo fatto un notevole balzo in avanti, in una sola ora possiamo percorrere la distanza che prima ci chiedeva quasi il doppio di tempo.   

Purtroppo questo tipo di regali porta con sè inconvenienti potenzialmente nocivi, ci siamo infatti ritrovati i cinesi in casa. Non che noi abbiamo qualcosa contro i cinesi, ma per il fatto che in questo tempo incarnano il nuovo volto del colonialismo economico in Africa, aggressivo e predatorio. In cambio di qualche chilometro di strada sommariamente arrangiata e di qualche piccolo regalo o ‘busta’ ai capi tradizionali e politici del posto, ora hanno mano libera per sfruttare le enormi risorse minerarie del suolo e sottosuolo senza alcun beneficio per lo stato congolese e pochissimo per la popolazione locale. Si conferma ancora una volta l’incapacità delle autorità politiche ed amministrative di capitalizzare le risosrse locali che diventano facile preda dei capitali esteri.

Il passaggio di Morena, la sua breve permanenza, la sua presenza fraterna, semplice, generosa ha efficacmente fato da contrasto positivo ad un altro tipo di presenza straniera, tecnologica, potente e di conquista. E’ di queste testimonianze che abbiamo bisogno in Africa, in Europa e dappertutto nel mondo capaci di abbellire l’umanità di cui siamo fatti e non di sfigurarla.