Mercoledì delle ceneri oggi è anche il giorno del rientro
da Kisangani a Gbonzunzu, partenza nel pomeriggio con la compagnia viaggi
CLASSIC che mette in strada una serie di pullmans scalcagnati. La strada in
questo mese è asciutta vista la stagione, per cui spero che il viaggio fino a
Nia Nia sia più o meno tranquillo. Vedremo. A Kisangani abbiamo avuto alcuni
giorni di ritiro spirituale e poi la settimana dell’annuale Assemblea
Provinciale. Buoni momenti di spiritualità e di fraternità. Mentre aspetto che
si avvicini il momento di andare lì dove il pullman partirà ripercorro i vari
post scritti fin qui sul blog e trovo un abbozzo di racconto che probabilmente
ho dimenticato di pubblicare. Ecco allora il momento buono per farlo anche se
data di qualche tempo quando ero a Babonde.
L’immaginaria carta geografica della parrocchia di Babonde
e dei suoi 43 villaggi è puntellata dalla presenza di più di 170 CEVB, ossia
dalle piccole Comunità Ecclesiali Viventi di Base, che raggruppano un insieme
di famiglie (od un quartiere nei due centri di Babonde e Gbunzunzu) e sono
organizzate in modo da sostenere le attività della comunità cristiana. Ogni
CEVB ha un responsabile ed un gruppo di animazione per la preghiera, la lettura
e la condivisione della Parola di Dio, per il sostegno ai poveri, per qualche
attività di miglioramento delle condizioni di vita locali... Molte di queste
CEVB sono talvolta presenti solo sulla carta, soprattutto a causa dei relativi
responsabili, che lo sono solo di nome e per questo l’animazione langue e le
attività scarseggiano. Abbiamo allora pensato ad un “anno speciale” delle CEVB
per rivitalizzarle nella loro struttura e nelle loro attività: la costruzione
di una piccola barza (tettoia o sala
di ritrovo), la scelta di animatori più dinamici e l’attenzione alla loro
formazione, la dotazione di strumenti necessari come la Bibbia e di una
metodologia appropriata per condurre gli incontri.
Accade qualche tempo fa che una malata grave è
trasportata in motocicletta da Gbunzunzu a Nebobongo (75 chilometri passando
per Babonde), dove un ospedale ben gestito ed un pò attrezzato lascia sperare
in cure più appropriate, anche se spesso è all’ultimo momento che la famiglia
del malato prende la decisione di indirizzarsi alla struttura medica con grande
ritardo, e con un pronosticato esito nefasto!
Il viaggio della nostra
ammalata è in motocicletta. I passeggeri sono tre, come d’abitudine: colui che
guida, la malata nel mezzo, sostenuta dal terzo passeggero che sta dietro: per
fortuna la sella delle moto di fabbricazione cinese è robusta e
sufficientemente lunga. All’altezza di Babonde la moto ha una foratura del
pneumatico e una sosta diventa obbligatoria. Mentre si cercano attrezzi e
colla, la malata è fatta stendere sotto un albero ed l’animatore responsabile della
CEVB che fortuitamente è lì accanto – lo chiamiamo anche mwalimo che
significa “insegnante”, poichè insegna ai ragazzi le prime preghiere ed i primi
elementi di catechesi - le porta dell’acqua da bere. Vedendo lì vicino la barza della CEVB, la malata domanda di
esservi trasportata all’interno, che gli si tolgano le scarpe, la giacchetta
del viaggio e che si preghi per lei. Il mwalimo
fa come desidera la malata, le toglie le scarpe, la giacchetta, prega per
lei ed infine chiede: cos’è che non va? La malata allora esprime il desiderio
che si preghi di nuovo per lei ed in modo particolare per l’assoluzione dei
peccati che ha commesso su questa terra e che il buon Dio la possa accogliere
nella sua misericordia. Il mwalimo
allora prega così come la donna gli chiede, per lei e su di lei, per il perdono
dei peccati e di quelli di tutti gli uomini, malvagi e non. Terminata la
preghiera la malata rende l’ultimo suo respiro.
Davvero c’è modo e modo per
lasciare questo mondo. Se per tutti è necessario quest’ultimo passo, è bello
che sia fatto in pace, senza rabbia nè rancore e possibilmente senza rimpianti.
La barza della CEVB ed il mwalimo lì presente, sono stati i segni visibili per orientare le
ultime energie e gli ultimi pensieri alla fede; Sono stati anche lo strumento
di una riconciliazione dello spirito e dell’anima: coscienza della propria
piccolezza e della grandezza e forza della bontà di Dio. Sì, la CEVB ed il mwalimo hanno fatto bene il loro lavoro.
Dall’altra parte della strada
invece si accende l’increscioso litigio causato morte della donna, tra i due
giovani uomini che l’accompagnavano, l’uno della famiglia di lei, l’altro della
famiglia del marito di lei. Il litigio verte sul “dove” portare la salma della
defunta affinché sia sepolta, se nel villaggio del marito (nel frattempo
assente per lavoro) o nel villaggio della famiglia d’origine della donna.
Preoccupati degli attrezzi, della colla e della pompa per riparare il
pneumatico forato, i due giovani uomini non hanno potuto “vedere come moriva”
colei che avrebbero voluto salvare con una intempestiva corsa all’ospedale.
Mentre
i due chiamavano i presenti come testimoni e giudici delle loro opposte ragioni
e diritti sulla salma della defunta, i due non hanno saputo fare silenzio e
gustare il racconto che il mwalimo
poteva loro fare. Affaccendati nel necessario lavoro per sostenere e far
viaggiare il corpo oramai senza vita della defunta, hanno ripreso la strada del
ritorno ed hanno perso “la parte migliore”. Davvero c’è modo e modo per morire,
così come c’è modo e modo a coloro che restano per accompagnare la morte di chi
ci lascia.