mercoledì 11 marzo 2020

C'E' MODO E MODO





Mercoledì delle ceneri oggi è anche il giorno del rientro da Kisangani a Gbonzunzu, partenza nel pomeriggio con la compagnia viaggi CLASSIC che mette in strada una serie di pullmans scalcagnati. La strada in questo mese è asciutta vista la stagione, per cui spero che il viaggio fino a Nia Nia sia più o meno tranquillo. Vedremo. A Kisangani abbiamo avuto alcuni giorni di ritiro spirituale e poi la settimana dell’annuale Assemblea Provinciale. Buoni momenti di spiritualità e di fraternità. Mentre aspetto che si avvicini il momento di andare lì dove il pullman partirà ripercorro i vari post scritti fin qui sul blog e trovo un abbozzo di racconto che probabilmente ho dimenticato di pubblicare. Ecco allora il momento buono per farlo anche se data di qualche tempo quando ero a Babonde. 

L’immaginaria carta geografica della parrocchia di Babonde e dei suoi 43 villaggi è puntellata dalla presenza di più di 170 CEVB, ossia dalle piccole Comunità Ecclesiali Viventi di Base, che raggruppano un insieme di famiglie (od un quartiere nei due centri di Babonde e Gbunzunzu) e sono organizzate in modo da sostenere le attività della comunità cristiana. Ogni CEVB ha un responsabile ed un gruppo di animazione per la preghiera, la lettura e la condivisione della Parola di Dio, per il sostegno ai poveri, per qualche attività di miglioramento delle condizioni di vita locali... Molte di queste CEVB sono talvolta presenti solo sulla carta, soprattutto a causa dei relativi responsabili, che lo sono solo di nome e per questo l’animazione langue e le attività scarseggiano. Abbiamo allora pensato ad un “anno speciale” delle CEVB per rivitalizzarle nella loro struttura e nelle loro attività: la costruzione di una piccola barza (tettoia o sala di ritrovo), la scelta di animatori più dinamici e l’attenzione alla loro formazione, la dotazione di strumenti necessari come la Bibbia e di una metodologia appropriata per condurre gli incontri.

Accade qualche tempo fa che una malata grave è trasportata in motocicletta da Gbunzunzu a Nebobongo (75 chilometri passando per Babonde), dove un ospedale ben gestito ed un pò attrezzato lascia sperare in cure più appropriate, anche se spesso è all’ultimo momento che la famiglia del malato prende la decisione di indirizzarsi alla struttura medica con grande ritardo, e con un pronosticato esito nefasto!

Il viaggio della nostra ammalata è in motocicletta. I passeggeri sono tre, come d’abitudine: colui che guida, la malata nel mezzo, sostenuta dal terzo passeggero che sta dietro: per fortuna la sella delle moto di fabbricazione cinese è robusta e sufficientemente lunga. All’altezza di Babonde la moto ha una foratura del pneumatico e una sosta diventa obbligatoria. Mentre si cercano attrezzi e colla, la malata è fatta stendere sotto un albero ed l’animatore responsabile della CEVB che fortuitamente è lì accanto – lo chiamiamo anche  mwalimo che significa “insegnante”, poichè insegna ai ragazzi le prime preghiere ed i primi elementi di catechesi - le porta dell’acqua da bere. Vedendo lì vicino la barza della CEVB, la malata domanda di esservi trasportata all’interno, che gli si tolgano le scarpe, la giacchetta del viaggio e che si preghi per lei. Il mwalimo fa come desidera la malata, le toglie le scarpe, la giacchetta, prega per lei ed infine chiede: cos’è che non va? La malata allora esprime il desiderio che si preghi di nuovo per lei ed in modo particolare per l’assoluzione dei peccati che ha commesso su questa terra e che il buon Dio la possa accogliere nella sua misericordia. Il mwalimo allora prega così come la donna gli chiede, per lei e su di lei, per il perdono dei peccati e di quelli di tutti gli uomini, malvagi e non. Terminata la preghiera la malata rende l’ultimo suo respiro.

Davvero c’è modo e modo per lasciare questo mondo. Se per tutti è necessario quest’ultimo passo, è bello che sia fatto in pace, senza rabbia nè rancore e possibilmente senza rimpianti. La barza della  CEVB ed il mwalimo lì presente, sono stati i segni visibili per orientare le ultime energie e gli ultimi pensieri alla fede; Sono stati anche lo strumento di una riconciliazione dello spirito e dell’anima: coscienza della propria piccolezza e della grandezza e forza della bontà di Dio. Sì, la CEVB ed il mwalimo hanno fatto bene il loro lavoro.


Dall’altra parte della strada invece si accende l’increscioso litigio causato morte della donna, tra i due giovani uomini che l’accompagnavano, l’uno della famiglia di lei, l’altro della famiglia del marito di lei. Il litigio verte sul “dove” portare la salma della defunta affinché sia sepolta, se nel villaggio del marito (nel frattempo assente per lavoro) o nel villaggio della famiglia d’origine della donna. Preoccupati degli attrezzi, della colla e della pompa per riparare il pneumatico forato, i due giovani uomini non hanno potuto “vedere come moriva” colei che avrebbero voluto salvare con una intempestiva corsa all’ospedale. 

Mentre i due chiamavano i presenti come testimoni e giudici delle loro opposte ragioni e diritti sulla salma della defunta, i due non hanno saputo fare silenzio e gustare il racconto che il mwalimo poteva loro fare. Affaccendati nel necessario lavoro per sostenere e far viaggiare il corpo oramai senza vita della defunta, hanno ripreso la strada del ritorno ed hanno perso “la parte migliore”. Davvero c’è modo e modo per morire, così come c’è modo e modo a coloro che restano per accompagnare la morte di chi ci lascia.