| Resti delle tombe scavate e della croce innalzata dai banditi ribelli per significare che con loro altri moriranno |
Sono state sufficienti poche settimane di calma, per esaurire l’effetto positivo della conferenza di pace svoltasi a Babonde. Tutto ha lasciato ben promettere, soprattutto il dialogo con i “saggi” dei villaggi in conflitto ed i responsabili della chefferie . Il ritorno degli “esiliati” nelle loro abitazioni, gli insegnanti, gli studenti, gli infermieri, i commercianti, ciascuno alle proprie rispettive occupazioni, sono stati i segni evidenti della reciproca fiducia ritrovata e del ritorno alle normali attività.
Purtroppo non è bastato per “togliere il pungiglione”. Il
capo dei ribelli ha ripreso le sue abituali provocazioni, furti lungo la
strada, percosse e minacce. Stavolta però la pazienza della popolazione non è
stata puntuale all'appuntamento, causata anche dalla brutalità delle
aggressioni dei “ribelli” rivelatisi alla fine dei semplici banditi, non più
sostenuti dai saggi del villaggio e dalle rivendicazioni relative al potere
tradizionale.
| Case bruciate a Nebane |
Nel giro di una settimana siamo arrivati allo straripamento
della collera popolare nella ricerca di una giustizia sommaria ed immediata e
all'impiego delle forze armate per avere infine la meglio sul capo dei banditi
ed il suo gruppo.
Personalmente ho cercato in tutti i modi di dissuadere le
differenti fazioni a non affrontarsi direttamente, a non interporsi alle forze
armate oramai prossime ad intervenire, a non farsi giustizia da sé, a non porre
atti che possano in seguito generare conflitti ed inimicizie ulteriori. Qualcuno
ha saputo ascoltare, per molti altri è stato un lavoro quasi inutile, anche se il
richiamare alle coscienze cristiane che il Vangelo ci chiama ad altro, porterà
in seguito qualche frutto.
Abbiamo assistito a tre giorni di violenze, di furti e
ruberie generalizzate, a quattro persone uccise per essersi opposte alle forze
dell’ordine, ad un largo impiego della menzogna e della diffamazione.
A distanza di una settimana il bilancio è fallimentare: il
capo dei ribelli è in fuga, introvabile; lo stazionamento di tre équipes di
militari, che abitualmente non sono tenere con la popolazione e che senza
troppe remore possono approfittare della situazione per ricavarne dei benefici
personali; il non funzionamento di numerose scuole elementari e di una scuola
superiore; una sessantina di abitazioni bruciate; il saccheggio di un numero di
famiglie difficile a calcolare: materassi, riso, biciclette, bestiame d’allevamento
domestico e dei più diversi piccoli beni della famiglia; l’arresto di tutte le
attività agricole e commerciali.
| Case bruciate a Mbongo |
La paura di questi giorni, il risuonare delle armi da fuoco
dei militari ha gettato la maggioranza della popolazione nello sgomento,
spingendo alla foresta bambini, donne e vecchi, uomini e giovani. L’abbandono
dei villaggi, il freddo di questi giorni, la mancanza di sale, di cibo e di
medicine aggiungeranno alla paura altre sofferenze.
Amaramente constatiamo che sono stati gettati numerosi semi maligni che
genereranno altri mali futuri se non sapremo porre in anticipo le cure
necessarie.| Preparazione di sale da distribuire alle popolazioni "sfollate" in foresta |