lunedì 4 gennaio 2016

Morena, Tina e la follia

Beh, innanzitutto GRAZIE Morena per la visita e la permanenza effettuata a Babonde, breve ma intensa, come tutte le cose che succedono qui. Ti ci sono voluti lunghi giorni di preparazione, di contatti, di raccolta di aiuti, di giornate di sensibilizzazione in Italia per continuare a far funzionare il TALITA KUM, il centro nutrizionale di Babonde per i bambini malnutriti. Grazie a te e a tutti gli amici che sostengono il progetto.
Grazie sopratutto a nome dei tanti bambini “salvati” – nel senso stretto della parola – grazie anche a nome delle loro famiglie.
Per Morena ci sono voluti in seguito lunghi giorni di viaggio andata e ritorno, passando per Kinshasa ed Isiro, non senza qualche patema d’animo per gli improvvisi cambi di programma da parte delle compagnie aeree, le valigie perdute, le lunghe attese: sono poche le cose che si possono realizzare facilmente in R.D.Congo, il tutto troppo spesso si complica e se non si è equipaggiati di un buono spirito d’adattamento le giornate diventano pesanti. Non abbiamo potuto organizzare qualche breve viaggio di piacere o di conoscenza, pur sapendo che questi giorni sono i giorni di  “ferie” di Morena, visto il tempo ridotto ed il desiderio di stare il più possibile con i bimbi del Talita Kum, semplicemente immersi nella realtà piccola ma umana di Babonde. Sappiamo d’altronde che dove c’é l’umano si è al centro del mondo e non c’è più bisogno di andare altrove.

Delle tante cose che ci siamo detti con Morena e su cui abbiamo riflettuto, sorattutto su come migliorare il servizio ai bimbi malnutriti, voglio ricordare un incontro con una parsona particolare in babonde, l’incontro di Morena con Tina, una giovane ragazza di circa 25 anni, pazza! Nata à Babia, un villaggio ad una trentina di chilomentri, è perennemente in viaggio da un luogo all’altro, da una famiglia all’altra, mendicando cibo e vestiti, con unico bagaglio una gerla trasportata sulla schiena, grazie ad una corda passata attorno alla fronte. Le strade non sono pericolose, e per lei tutti i villaggi sono anche casa sua. Il sapone non fa parte del suo corredo né dei prodotti che gli sono necessari per vivere. E’ un’amica della nostra missione, ogni volta che passa di qua sa che può ricevere un saluto cordiale, una frittella, una maglietta. Di vestiti ne ha bisogno quasi ogni giorno, poichè se qualcuno la fa arrabbiare prendendola in giro o allontanandola con cattiveria, lei per mostrare il suo malcontento si spoglia e si getta per terra. Noi facciamo tutto  il possibile in modo che non si spogli qui al “convento”. 
E’ una folle buona, non ho mai saputo che abbia fatto del male a qualcuno o che abbia rubato qualcosa. Se gli si dà un bimbo in braccio lo sa accudire con grazia anche se solo per poco tempo.  
Ebbene Morena con Tina fa qualche foto e poi me le passa al computer. La sera le riguardiamo insieme e nessuno saprebbe dire che sono le foto, il volto, l’atteggiamento di una “pazza”. Un sorriso soddisfatto e felice, un’espressione distesa e rilassata, a proprio agio con chi la fa sentire accettata, benvoluta, accolta. Tina con Morena si è sentita “compresa”,  anche se l’italiano di Morena e il kilika della Tina non hanno niente in comune, ma il linguaggio dell’amicizia e dell’amore è universale, ed un certo effetto della pentecoste è all’opera in continuità, di modo che tutti possano comprendersi nell’essenziale e d’istinto.
Morena e Tina si “parlano”, si fotografano. Il selfie è di moda.
Dové il limite tra la normalità e la pazzia? Quale è il confine che stabilisce l’al di qua delle cose normali e l’al di là delle cose strane, insensate e pazze? Sono domande molto antiche. Qualcuno conosce molto bene quelle espressioni che affermano essere i pazzi gli individui più felici di tanti “normali”, e tanti nostri comportmenti “normali” possono essere invece segno di una certa pazzia. Sappiamo poi che l’amore rende folli e per amore si fanno cose impensabili.
Immagino che Morena con il suo viaggio a Babonde durante le sue ferie si sia presa della “pazza” da più di una persona. Immagino che Tina nella sua follia assapori più di un momento di quella vera felicità di cui tutti noi siamo costantemente alla ricerca.
Tanti pensieri sparsi, senza una grande logica. Voglio fissare o fermare, tra le differenti considerazioni che si possno fare, la grande pazienza che Babonde ed i suoi numerosi villaggi hanno nei confronti dei pazzi che liberamenti vi circolano e la grande benevolenza nei loro confronti. Nello stesso tempo vorrei incoraggiare tutti noi ad osare di tanto in tanto qualche buona pazzia che ci porti fuori di noi stessi e dei nostri conosciuti binari.