sabato 19 gennaio 2013

Contrasti


Appena dopo Natale e la festa di fine/inizio Anno nuovo, che ha carattere veramente universale in tutta la Repubblica Democratica del Congo, la nostra piccola comunità, io, p. Jean Pierre e p. Zéphirin ha deciso di prendere qualche giorno di “distrazione”, mettendosi in viaggio verso una delle diciannove che compongono la nostra diocesi, Maboma. 
Il contrasto di Natale, il Dio fattosi uomo, l’onnipotente fattosi bebé, l’abbiamo potuto riscontrare altrove sotto diverse forme. Maboma è una delle tante missioni che ha goduto di un grande splendore ai suoi inizi e che oggi rimane isolata “Cattedrale nella foresta” con pochissimi abitanti e fedeli che non possono più riempirla, immersa in un clima non metereologico ma umano che dice l’incertezza sull’avvenire, la delusione, forse lo scoraggiamento. Un tempo fiorivano le piantagioni di caffé e con i proventi di quella cultura i missionari avevano potuto costruire un centro dinamico di evangelizzazione, di vita, di lavoro, di istruzione, ma che oggi possiamo definire un monumento... di fede, di potenza, di ingegno, di arte e cultura europea all’equatore. 
Successivamente le vicissitudini politiche ed economiche dell’allora Zaire hanno portato alla chiusura del mercato del caffé, della sua produzione, delle piantagioni e dei suoi proventi. Il declino economico, la mancanza di un lavoro retribuito, il desiderio di studiare o di abitare in un luogo più “vivo” da parte dei giovani, hanno creato il vuoto, non solo tra i banchi della chiesa, ma nel villaggio e forse un pò negli spiriti. I missionari sono partiti.

 Questa immensa costruzione fa contrasto con il contorno, lo cogliamo subito quando, imboccato il viale d’ingresso, contornato di palme, scorgiamo a destra e a sinistra le abitazioni degli insegnati della vicina scuola elementare e le abitazioni, o meglio i rifugi dell’accampamento dei pigmei. Davanti a noi grandezza, bellezza, maestà, splendore, a destra semplicità, debolezza, precarietà...
Se il buon Dio dovesse scendere ancora una volta e magari proprio a Maboma, non sono sicuro che scieglierebbe di nascere all’interno della cattedrale dove comunque il presepio è ben preparato, probabilmente guarderebbe a destra verso l’accampamento. Non che il buon Dio possa rifiutare la sua Chiesa, ma certamente la provocherebbe in continuazione a guardarsi attorno e a far tesoro dei contrasti per gettarvi la sua luce. La vicinanza dell’accampamento non è infatti casuale, la vicinanza di Cattedrale e capanne non è casuale, è il frutto dell’azione pastorale a favore dei pigmei, per introdurli alla scuola e alle cure mediche appropriate che la medicina tradizionale non riesce a vincere.
Ma il contrasto rimane, di un mondo a due o più velocità, di un’umanità dalle differenti culture (impensabile proporre una casa come noi vorremmo per il popolo seminomade dei pigmei), di un’economia che investe tantissimo e talvolta in modo scandaloso in alcuni settori e lascia completamente in sofferenza gli altri.
La strada che ci ha portati a Maboma è stato un piccolo calvario cosparso di erosioni e di buche che per fortuna non ha provocato cadute. Una strada lasciata a se stessa sulla quale la foresta lentamente sta riprendendo il suo diritto. Una strada che conduce a Mungbere dove un tempo arrivava il treno  permettendo il commercio del caffé e del cotone, ma che da decenni oramai non funziona più. In tempo di pioggia pochi chilometri di percorso domandano ore ed ore di fatiche. Per contro il viale che introduce alla missione continua a risplendere, segno di una comunità viva che seppure ridotta, e malmenata da molteplici difficoltà, non ultime la vicinanza di alcuni gruppi di bracconieri/briganti/ribelli, continua a vivere, crescere, sperare, animata da due giovani preti locali, Fidel ed Eugene. In un contesto dove tutto sembra regredire, il contrasto di uomini e donne che si impegnano non solo per sopravvivere ma per costruire il domani, e se le strutture rimangono le stesse, invecchiano o si degradano, permane la grande sfida posta sull’educazione e sulla evangelizzazione: chi saranno gli uomini di domani? Con quale cuore e con quale visione potranno prendere il mano il loro destino e quello delle persone a loro affidate, poichè ciascuno è immancabilmente responsabile anche degli altri, quegli altri che gli sono affidati, come il bebé Gesù affidato a chi poteva e doveva prendersi cura di lui.