Nel gergo della chiesa quando si parla di “Pastorale” si
intende l’attività che punta a far crescere la fede delle persone, ad incoraggiarle
alla vita della comunità cristiana, a conoscere la parola di Dio, ad impegnarsi
per il bene e per la trasformazione in bene di questo nostro mondo.
Sull’esempio di un pastore che ha cura del suo gregge e soprattutto
sull’esempio di Cristo che ha cura dell’umanità, la chiesa nella sua attività
“pastorale” si cura di una comunità di uomini e donne che gli è affidata.
Ebbene anche la missione di Babonde, nonostante e attraverso i tanti piccoli progetti di sviluppo sociale, di educazione e di aiuto è impegnata in modo prioritario nell’attività pastorale per far crescere il “Regno di Dio nelle anime e nella società”: un’altra espressione in gergo che significa promuovere tutto ciò che ci fa vivere come uomini e nello stesso tempo come figli di Dio, secondo il pensiero di Dio, secondo quanto può aver pensato per noi, sia a livello personale, interiore, sia al livello comunitario, sociale, visibile e concreto.
Un fatto che ha segnato a livello pastorale la nostra
comunità di Babonde è stata la celebrazione dell’ “Effusione dello Spirito”. Qualche
centinaio di persone hanno voluto riprendere in mano la loro fede, non solo
rispolverarla, ma farla nuova come lo è stato il giorno del Battesimo o il
giorno della Cresima, accogliere con gioia la novità del vangelo insieme alle
sue esigenze, dure ma liberanti, mossi non dal dovere e dalle convenzioni, ma dalla
forza gioiosa dello Spirito. Quello Spirito promesso, donato e spesso
dimenticato, fuoco, forza, coraggio, voce e canto dentro di noi. Molti, forse
troppi sono i cristiani che, in Europa come anche in Africa, dopo essere stati
evangelizzati necessitano di una ‘nuova evangelizzazione’ poichè lo Spirito non
ha potuto agire, completare l’opera iniziata, guidare, trasformare. Tre mesi di
“catechesi” per quasi cinquecento adulti, una volta la settimana, preghiere di
liberazione e di remissione dei peccati conclusesi nella “effusione dello Spirito”,
la celebrazione che suggella il rinnovo delle promesse battesimali, l’apertura
a Dio e alla sua grazia, l’abbandono di ciò che ostacola una vita di amore e di
verità. Incredibile constatare come anche a Babonde la vita cristiana ristagna,
è accolta ma incide solo superficialmente, altre volte è chiaramente accantonata,
dimenticata o tradita ed ha perciò bisogno dell’azione pastorale della chiesa
che chiama, anima, ricorda, rinnova...
Sta all’uomo prepararsi a ricevere... sta a Dio fare il suo
dono, i suoi doni. Il dono dello Spirito non è tra i più piccoli, anzi e i
frutti attesi sono molti: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mitezza, dominio di sé... La celebrazione dell’Effusione dello Spirito
ha suggellato la fine della preparazione e l’attesa del dono. Sappiamo che le
realtà della fede sono spesso impalpabili ed invisibili agli occhi ma sappiamo anche che
dai frutti prodotti sapremo riconoscere la mano di Dio all’opera negli uomini.