martedì 11 settembre 2012

Effusione dello Spirito


Nel gergo della chiesa quando si parla di “Pastorale” si intende l’attività che punta a far crescere la fede delle persone, ad incoraggiarle alla vita della comunità cristiana, a conoscere la parola di Dio, ad impegnarsi per il bene e per la trasformazione in bene di questo nostro mondo. Sull’esempio di un pastore che ha cura del suo gregge e soprattutto sull’esempio di Cristo che ha cura dell’umanità, la chiesa nella sua attività “pastorale” si cura di una comunità di uomini e donne che gli è affidata.
 
 Ebbene anche la missione di Babonde, nonostante e attraverso i tanti piccoli progetti di sviluppo sociale, di educazione e di aiuto è impegnata in modo prioritario nell’attività pastorale per far crescere il “Regno di Dio nelle anime e nella società”: un’altra espressione in gergo che significa promuovere tutto ciò che ci fa vivere come uomini e nello stesso tempo come figli di Dio, secondo il pensiero di Dio, secondo quanto può aver pensato per noi, sia a livello personale, interiore, sia al livello comunitario, sociale, visibile e concreto.
Un fatto che ha segnato a livello pastorale la nostra comunità di Babonde è stata la celebrazione dell’ “Effusione dello Spirito”. Qualche centinaio di persone hanno voluto riprendere in mano la loro fede, non solo rispolverarla, ma farla nuova come lo è stato il giorno del Battesimo o il giorno della Cresima, accogliere con gioia la novità del vangelo insieme alle sue esigenze, dure ma liberanti, mossi non dal dovere e dalle convenzioni, ma dalla forza gioiosa dello Spirito. Quello Spirito promesso, donato e spesso dimenticato, fuoco, forza, coraggio, voce e canto dentro di noi. Molti, forse troppi sono i cristiani che, in Europa come anche in Africa, dopo essere stati evangelizzati necessitano di una ‘nuova evangelizzazione’ poichè lo Spirito non ha potuto agire, completare l’opera iniziata, guidare, trasformare. Tre mesi di “catechesi” per quasi cinquecento adulti, una volta la settimana, preghiere di liberazione e di remissione dei peccati conclusesi nella “effusione dello Spirito”, la celebrazione che suggella il rinnovo delle promesse battesimali, l’apertura a Dio e alla sua grazia, l’abbandono di ciò che ostacola una vita di amore e di verità. Incredibile constatare come anche a Babonde la vita cristiana ristagna, è accolta ma incide solo superficialmente, altre volte è chiaramente accantonata, dimenticata o tradita ed ha perciò bisogno dell’azione pastorale della chiesa che chiama, anima, ricorda, rinnova...
Sta all’uomo prepararsi a ricevere... sta a Dio fare il suo dono, i suoi doni. Il dono dello Spirito non è tra i più piccoli, anzi e i frutti attesi sono molti: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé... La celebrazione dell’Effusione dello Spirito ha suggellato la fine della preparazione e l’attesa del dono. Sappiamo che le realtà della fede sono spesso impalpabili ed  invisibili agli occhi ma sappiamo anche che dai frutti prodotti sapremo riconoscere la mano di Dio all’opera negli uomini.