Quando nel racconto della
nascita di Gesù gli angeli intonano il canto “Gloria a Dio nei cieli e Pace in
terra agli uomini”, ebbene il messaggio è chiaro: la pace è per la terra, è per stare in terra e per essere costruita in
terra. Certo questa pace è un disegno di Dio ed è una provvidenza di Dio:
lui ci mette pesantemente la sua mano, ma in un ruolo da protagonista l’uomo,
insieme a Dio, è invitato e chiamato ad essere artefice della propria pace e di
quella degli altri: ecco che il Figlio di Dio si fa uomo, ecco che chiama degli
uomini a stare con lui e a collaborare alla costruzione del suo ‘regno’. C’è
una grande comunicazione ed interscambio tra due universi che non devono mai
essere separati.
In questi giorni mi capita tra
le mani l’immagine (in internet) della bandiera nazionale. Non so chi ha scelto
o composto colori e disegno del simbolo della Repubblica democratica del Congo,
con quali intenzioni o significati, io vorrei interpretarla alla luce del
Natale, scusandomi per questo indebito sconfinamento.
Uno sfondo azzurro come se fosse
il piano di Dio, una stella come se fosse quella cometa che guida alla grotta
di Betlemme, una banda diagonale rossa e gialla come se fosse la scala di
Giacobbe che mette in relazione l’alto ed il basso, il cielo e la terra e
permette il passaggio e lo scambio, il reciproco incontro ed assenso (quelli di
Maria e del Figlio dell’Uomo), la reciproca fiducia e l’avventura in un
medesimo progetto.
Lo so che il paragone è un pò ‘tirato’
e tuttavia è più che mai necessario accostare se non addirittura compenetrare
il mistero del Natale al mistero del Congo (RdC) se si vuole mantenere e
nutrire la speranza.
E’ quest’anno il sesto Natale che vivo a Babonde, all’interno
di un paese ricco di risorse, ricco di entusiasmo, di vita e di giovinezza.
Tutto dovrebbe dire che il cambiamento, lo sviluppo, il miglioramento delle
condizioni di vita, della democrazia, dei servizi sociali, delle infrastrutture
è a portata di mano, visibile e constatabile, in progressione esponenziale. Ed
invece poche rare realtà sembrano muoversi nella buona direzione, la maggior
parte delle altre stagnano o si attorcigliano su se stesse vittime di
sfruttamenti, corruzioni, impunità, silenzi, accaparramenti, ingiustizie
palesi... gli esempi sarebbero infiniti su piccola o grande scala a livello
istituzionale e strutturale come a livello familiare o personale. Chi costruirà
la propria e l’altrui pace se non chi accoglierà il mistero del Natale, provvidenza
di Dio ed impegno per l’uomo? Comunicazione dell’alto e del basso, reciproca
collaborazione, coartefici della propria ‘salvezza’, guidati da una stella.
Non manca la speranza nella Repubblica democratica de Congo,
anzi, c’è forse il difetto che questa sovrabbondanza di speranza sia il più
sovente riposta su di una salvezza che avviene unicamente dal di fuori senza
passare per la storia di tutti i giorni, senza passare attraverso il lavoro di
tutte le braccia, la collaborazione di tutte le mani, il cambiamento di tutti i
cuori e le menti.
“Pace in terra agli uomini”, la pace è per la terra, ed è consegnata nelle mani dell’uomo. L’uomo
di fede, contagiato dalla speranza, non potrà mai rassegnarsi, mancare di una
stella o di una visione, ridursi cinicamente al “salvarsi da solo” poichè non
potrà mai dire: “tutto è perduto e senza speranza di cambiamento”. Buon Natale
allora agli uomini in terra che Dio ama; e buon Natale alla Repubblica
democratica del Congo.