Da quando
sono rientrato in Italia per il consueto periodo di vacanza, queste sono le
domande che vanno per la maggiore: “Come va laggiù? Come sta andando?”.
A queste si aggiungeva, quindici giorni fa, l’altra domanda: “E l’ebola? C’é
da voi?”. Dico ‘quindici giorni fa’, nel senso che momentaneamente spenti i
riflettori delle notizie da prima pagina e da apertura dei telegiornali, questa
domanda è stata messa un pò da parte. Alla questione sull’ebola la risposta
era: “No, da noi l’ebola non c’è in forma così grave ed aggressiva. Quando é
comparsa, più volte negli anni, é sempre stata ben isolata e curata, nonostante
le numerose vittime. Comunque noi siamo lontani da questi villaggi, la
R.D.Congo è grande 8 volte circa l’Italia”. Alle ovvie domande di apertura
seguiva ovvia anche la risposta: “Sta andando bene. A Babonde le cose procedono
normalmente”.
Non ci
meravigliamo delle domande, dettate dall’attualità e dalla necessità di un
primo approccio non ci meravigliamo delle risposte, frettolose ed evasive,
perché non si può rendere in fretta la realtà di un mondo che, pur essendo
sempre il nostro mondo, è però altro, talvolta tutt’altro. Occorre vedere con
gli occhi e toccare con le mani. Camminare nelle stesse scarpe per alcuni
mesi, mangiare insieme almeno qualche chilo di sale.
La bella
notizia allora é che stavolta, quando ritornerò a Babonde, rientrerò con
qualcuno che mi accompagna, magari solo per qualche settimana, ma sarà già
sufficiente. Sarà sufficiente anche un breve periodo, come per chi non conosce l’acqua è sufficiente
tuffarsi dentro: anche se riemerge subito, anche se sta vicino alla riva, anche
se la sente un pò fredda, tuttavia ha già potuto sperimentare molto, potrà lui
stesso raccontare molto, esprimere sensazioni, ricordare immagini, suoni e
profumi... incontri.
“Da quando sei lì le cose sono cambiate?”. Ecco un’altra domanda ricorrente.
Allora, visto che non sono di fretta posso iniziare a riflettere un pò e tentare
una risposta più articolata.
Sì le cose vanno bene – un pò - e sono
cambiate – un pò - !,
nel senso che oramai da quasi dieci anni la Repubblica Democratica del Congo ha
un presidente eletto democraticamente, grossi disordini
militari non ci sono stati e la presenza di alcune ribellioni ruandesi e
ugandesi in territorio congolese, che hanno mietuto vittime e creato
instabilità locali, sono state oramai spente o sono geograficamente limitate e
circoscritte. Guardando avanti un pò di incertezza rimane, visti i progetti
dell’equipe di governo che medita di cambiare la costituzione e la legge
elettorale per dare la possibilità all’attuale presidente di candidarsi per un
terzo (e poi chissà, quarto... quinto...) mandato. Un futuro sereno è
difficilmente prevedibile ma non impossibile, l’incertezza predomina.
C’è un
piccolo budget del governo per far funzionare alcuni dei servizi
essenziali dello stato, ma vista l’esiguità delle somme liberate ai funzionari,
ai militari, alla sanità e all’insegnamento, e viste anche le irregolarità dei
pagamenti e la corruzione, possiamo dire che il sistema sta in piedi con le
stampelle e sembra sempre sul punto di cadere. Poiché il giovane congolese non
ha mai conosciuto nulla di meglio di quanto sta vivendo attualmente, e poiché nel bel mezzo
delle foreste equatoriali non sa a chi bussare la porta o contro chi
arrabbiarsi, tutto continua con pochi brontolii non molto efficaci. In questo
senso le cose sono cambiate solo un pò: se non hai i soldi non ottieni
giustizia, se non hai i soldi non ti curi, se non hai i soldi non vai a scuola,
ed in un’economia di sussistenza, che per buona parte si appoggia ancora sul
baratto tutto è estremamente complicato.
Le infrastrutture lentamente migliorano, c’è
qualche intervento su strade e ponti, ma in modo occasionale, e vista la
grandezza del Congo vaste zone restano abbandonate a se stesse. Scuole e ospedali
sono a cadenza regolare costruite ed inaugurate con molta enfasi, soprattutto in
città, ma sono per la maggior parte “dono” di qualche deputato o senatore in
odore di campagna elettorale, ed in attesa di “interessi di ritorno”, più che
essere inserite nei programmi dei ministeri, il tasso di analfabetismo rimane
alto ed ugualmente l’abbandono scolare . Questi nuovi edifici, frutto della
benevolenza non possono stare al passo con la crescita demografica.
Luci ed ombre, tonalità di grigi, chiaroscuri
di una nazione nel cuore dell’Africa, riscaldata da un sole stupendo... sempre,
rossa della sua terra, verde delle sue foreste, azzurra dei suoi fiumi, nera
della pelle dei suoi figli, bianca del riso e della manioca, i suoi cibi.
Le cose
sono cambiate in questi anni?
I colori non cambiano e se non cambia sostanzialmente l’insieme della nazione, allora che cosa cambia? Che cosa potrò dire dal
mio punto di vista, dall’angolo in cui sono e da cui guardo le cose, dalla
piccola e isolata Babonde? Molte cose sono state fatte, dei miglioramenti evidenti ci
sono, le sorgenti d’acqua, le costruzioni, i muratori e i falegnami, il
laboratorio di taglio e cucito, l’alfabetizzazione dei pigmei, le scuole e
l’educazione, le cure e le attrezzature mediche, l’aiuto ai bambini
malnutriti,... e di questo occorre lodare il
Signore e la generosità di molti. Babonde un pò é cambiata, ma i grossi mutamenti non sono nelle mani dei
singoli o delle piccole comunità e talvolta neppure dei governi. Anni fa in
occidente era iniziata la crisi economica negli Stati Uniti prima e in tutto il
mondo poi. Sembra nessuno finora sia stato in grado di governarla, finanza o
politica, governo o sindacati, cittadini o associazioni. Ciascuno ci mette del
suo e concorre all’insieme. Qualcuno si ritira in disparte deluso. Altri azzardano
nuove proposte. Molti eventi accadono senza poterli dirigere.
Ciò che però abbiamo tra le mani tutti i
giorni è la forza degli incontri,
ossia la possibilità di essere veri e autentici nell’incontro con gli altri, un
pò come Gesù sapeva fare quando guardava diritto negli occhi e leggeva nei
cuori, conoscendo e facendosi conoscere. La domanda più profonda da porre
potrebbe allora essere “che cosa è
cambiato nell’incontro con gli altri? “che cosa conosci di più dei tuoi
fratelli?”. Che cosa cambia nell’incontro con i bimbi, i poveri, le vedove,
i malati? Ma anche che cosa è cambiato nell’incontro con i giovani, i
catechisti, gli insegnanti, gli uomini, le donne, i responsabili
amministrativi? Che cosa é cambiato nell'incontro con la cultura in cui sei immerso...?C’é un modo vero, profondo, cordiale, simpatico/empatico, costruttivo,
positivo di incontrare. Un modo aperto, fraterno, solidale di stare accanto, di
camminare insieme con le persone che fanno parte della tua vita e che entrano a
far parte della tua vita, che provocano ed interrogano, un modo di incontrare i
cuori. Non é sempre, non é con tutti, però é certo che: se cambia il modo di incontrare
le persone cambia il mondo, anche
se le strutture zoppicano e i grandi eventi non li possiamo governare. Non possiamo cambiare il mondo ma il mondo di molte persone cambia se le incontriamo veramente.