martedì 16 dicembre 2014

NATALE 2014


Scrivo queste righe a partire da Padova dove sono oramai prossimo per il rientro a Babonde la nostra missione in Africa, nella Repubblica democratica del Congo. Il tempo di Avvento è iniziato, Natale si fa vicino per cui inizierò il viaggio il 20 dicembre per essere con le comunità di Babonde esattamente la vigilia di Natale. Ritroverò i nostri  43 villaggi che attendono di poter celebrare con gioia e con solennità la nascita di Gesù. Non sarà possibile essere dappertutto ma in alcuni luoghi centrali i cristiani verranno a piedi da 5/10 chilometri per poter insieme cantare “gloria a Dio” e per cercare quella “pace in terra” che anche Babonde l’anno scorso ha perso e rischia di non ritrovare in fretta a causa di un conflitto locale. Due gruppi di villaggi si sono contesi l’autorità e la supremazia su di uno stesso territorio spingendo la popolzione a schierarsi ed a imbracciare le armi, lance e frecce, affrontandosi reciprocamente.
L’uomo, nella sua indole e nei suoi tratti essenziali, dell’animo e del carattere, si rassomiglia dappertutto, nel bene e nel male, ma sembra quasi inevitabile quella sorta di cecità che tutto infetta nel momento in cui cerca il potere e non si accorge più di nulla e di tutto quello che accade all’intorno. Diventa capace di oscurare o dimenticare o passare sopra ad ogni legame fraterno e familiare disposto a calpestare quanto per tanto tempo l’ha unito e reso solidale con i vicini. Un proverbio africano recita: quando i pesci piangono, nessuno vede le loro lacrime.

Non sarà inutile ricordare la nascita di Gesù, nostro Signore, che rinuncia a fasti ed eserciti, strategie politiche ed armi, per farsi piccolo e povero nella grotta di Betlemme. Sì, Gesù non ha mai ricercato il potere. Un uomo sano di mente e di cuore non dovrebbe mai cercare il potere, anche se esercita una qualche autorità pur necessaria. Un cristiano non dovrebbe mai cercare il potere per se stesso. La Chiesa non dovrebbe mai cercare il potere per se stesso. E Gesù pur avendone molti di poteri – di guarire, di insegnare, di leggere nei cuori, di salvare... – pur avendo molta autorità, l’ha usata unicamente a servizio degli altri e non a suo servizio.

Tra le povere capanne di legni e fango ma ricche di bimbi e di vita, nelle notti prive di luminarie ma ricche di stelle splendenti, lungo le strade sconnesse e polverose di Babonde, all’inizio della stagione secca, non sarà davvero inutile o superfluo o ingenuo annunciare la venuta del Figlio di Dio che, piccolo, ha bisogno delle braccia accoglienti di Maria, di un luogo caldo che gli sia preparato, di abiti e cibo...  Un Dio bisognoso che ci ricorda come noi tutti siamo bisognosi degli altri e che allo stesso tempo non possiamo dimenticare coloro che sono nel bisogno.
Non troverò presepi sofisticati e meccanici, non troverò cibi e dolci tipici, non troverò pubblicità allettanti ed invadenti.  Troverò invece un’umanità semplice, desiderosa di parole di verità e di speranza, un’umanità ignara di molte cose di questo vasto mondo, ma desiderosa di luce e di grazia, un’umanità fragile e povera di cose, ma ricca della capacità di accoglienza e di stupore. Sarò quasi unico bianco nel giro di chilometri e chilometri, ma non sarò “fuori luogo”, poiché il Vangelo e conoscere Gesù sono le cose essenziali di questa vita, sono i beni più necessari. Sarà lui a darci la sincera ispirazione per costruire insieme giustizia e diritti umani, per imitarlo nel curare i malati e fare attenzione a tutti i “piccoli” di questo mondo. 

Questa fede fragile ma preziosa che mi ritrovo tra le mani e che é anche la vostra fede, a Dio piacendo,  mi accompagnerà a Babonde, assieme alla simpatia e al sostegno concreto e solidale di tutti voi, amici, gruppi e comunità che ho incontrato in questi brevi mesi. 
Vi ringrazio di cuore e vi auguro Buon Natale. 
p. Renzo



sabato 6 dicembre 2014

INCONTRI

Da quando sono rientrato in Italia per il consueto periodo di vacanza, queste sono le domande che vanno per la maggiore: “Come va laggiù? Come sta andando?”. A queste si aggiungeva, quindici giorni fa, l’altra domanda: “E l’ebola? C’é da voi?”. Dico ‘quindici giorni fa’, nel senso che momentaneamente spenti i riflettori delle notizie da prima pagina e da apertura dei telegiornali, questa domanda è stata messa un pò da parte. Alla questione sull’ebola la risposta era: “No, da noi l’ebola non c’è in forma così grave ed aggressiva. Quando é comparsa, più volte negli anni, é sempre stata ben isolata e curata, nonostante le numerose vittime. Comunque noi siamo lontani da questi villaggi, la R.D.Congo è grande 8 volte circa l’Italia”. Alle ovvie domande di apertura seguiva ovvia anche la risposta: “Sta andando bene. A Babonde le cose procedono normalmente”.  
Non ci meravigliamo delle domande, dettate dall’attualità e dalla necessità di un primo approccio non ci meravigliamo delle risposte, frettolose ed evasive, perché non si può rendere in fretta la realtà di un mondo che, pur essendo sempre il nostro mondo, è però altro, talvolta tutt’altro. Occorre vedere con gli occhi e toccare con le mani. Camminare nelle stesse scarpe per alcuni mesi, mangiare insieme almeno qualche chilo di sale.  

La bella notizia allora é che stavolta, quando ritornerò a Babonde, rientrerò con qualcuno che mi accompagna, magari solo per qualche settimana, ma sarà già sufficiente. Sarà sufficiente anche un breve periodo, come per chi non conosce l’acqua è sufficiente tuffarsi dentro: anche se riemerge subito, anche se sta vicino alla riva, anche se la sente un pò fredda, tuttavia ha già potuto sperimentare molto, potrà lui stesso raccontare molto, esprimere sensazioni, ricordare immagini, suoni e profumi... incontri.
“Da quando sei lì le cose sono cambiate?”. Ecco un’altra domanda ricorrente. Allora, visto che non sono di fretta posso iniziare a riflettere un pò e tentare una risposta più articolata.
Sì le cose vanno bene – un pò - e sono cambiate – un pò - !, nel senso che oramai da quasi dieci anni la Repubblica Democratica del Congo ha un presidente eletto democraticamente, grossi disordini militari non ci sono stati e la presenza di alcune ribellioni ruandesi e ugandesi in territorio congolese, che hanno mietuto vittime e creato instabilità locali, sono state oramai spente o sono geograficamente limitate e circoscritte. Guardando avanti un pò di incertezza rimane, visti i progetti dell’equipe di governo che medita di cambiare la costituzione e la legge elettorale per dare la possibilità all’attuale presidente di candidarsi per un terzo (e poi chissà, quarto... quinto...) mandato. Un futuro sereno è difficilmente prevedibile ma non impossibile, l’incertezza predomina.
C’è un piccolo budget del governo per far funzionare alcuni dei servizi essenziali dello stato, ma vista l’esiguità delle somme liberate ai funzionari, ai militari, alla sanità e all’insegnamento, e viste anche le irregolarità dei pagamenti e la corruzione, possiamo dire che il sistema sta in piedi con le stampelle e sembra sempre sul punto di cadere. Poiché il giovane congolese non ha mai conosciuto nulla di meglio di quanto sta vivendo attualmente, e poiché nel bel mezzo delle foreste equatoriali non sa a chi bussare la porta o contro chi arrabbiarsi, tutto continua con pochi brontolii non molto efficaci. In questo senso le cose sono cambiate solo un pò: se non hai i soldi non ottieni giustizia, se non hai i soldi non ti curi, se non hai i soldi non vai a scuola, ed in un’economia di sussistenza, che per buona parte si appoggia ancora sul baratto tutto è estremamente complicato.
Le infrastrutture lentamente migliorano, c’è qualche intervento su strade e ponti, ma in modo occasionale, e vista la grandezza del Congo vaste zone restano abbandonate a se stesse. Scuole e ospedali sono a cadenza regolare costruite ed inaugurate con molta enfasi, soprattutto in città, ma sono per la maggior parte “dono” di qualche deputato o senatore in odore di campagna elettorale, ed in attesa di “interessi di ritorno”, più che essere inserite nei programmi dei ministeri, il tasso di analfabetismo rimane alto ed ugualmente l’abbandono scolare . Questi nuovi edifici, frutto della benevolenza non possono stare al passo con la crescita demografica.
Luci ed ombre, tonalità di grigi, chiaroscuri di una nazione nel cuore dell’Africa, riscaldata da un sole stupendo... sempre, rossa della sua terra, verde delle sue foreste, azzurra dei suoi fiumi, nera della pelle dei suoi figli, bianca del riso e della manioca, i suoi cibi.

Le cose sono cambiate in questi anni?
I colori non cambiano e se non cambia sostanzialmente l’insieme della nazione, allora che cosa cambia? Che cosa potrò dire dal mio punto di vista, dall’angolo in cui sono e da cui guardo le cose, dalla piccola e isolata Babonde? Molte cose sono state fatte, dei miglioramenti evidenti ci sono, le sorgenti d’acqua, le costruzioni, i muratori e i falegnami, il laboratorio di taglio e cucito, l’alfabetizzazione dei pigmei, le scuole e l’educazione, le cure e le attrezzature mediche, l’aiuto ai bambini malnutriti,... e di questo occorre lodare il  Signore e la generosità di molti. Babonde un pò é cambiata,  ma i grossi mutamenti non sono nelle mani dei singoli o delle piccole comunità e talvolta neppure dei governi. Anni fa in occidente era iniziata la crisi economica negli Stati Uniti prima e in tutto il mondo poi. Sembra nessuno finora sia stato in grado di governarla, finanza o politica, governo o sindacati, cittadini o associazioni. Ciascuno ci mette del suo e concorre all’insieme. Qualcuno si ritira in disparte deluso. Altri azzardano nuove proposte. Molti eventi accadono senza poterli dirigere.

Ciò che però abbiamo tra le mani tutti i giorni è la forza degli incontri, ossia la possibilità di essere veri e autentici nell’incontro con gli altri, un pò come Gesù sapeva fare quando guardava diritto negli occhi e leggeva nei cuori, conoscendo e facendosi conoscere. La domanda più profonda da porre potrebbe allora essere “che cosa è cambiato nell’incontro con gli altri? “che cosa conosci di più dei tuoi fratelli?”. Che cosa cambia nell’incontro con i bimbi, i poveri, le vedove, i malati? Ma anche che cosa è cambiato nell’incontro con i giovani, i catechisti, gli insegnanti, gli uomini, le donne, i responsabili amministrativi? Che cosa é cambiato nell'incontro con la cultura in cui sei immerso...?C’é un modo vero, profondo, cordiale, simpatico/empatico, costruttivo, positivo di incontrare. Un modo aperto, fraterno, solidale di stare accanto, di camminare insieme con le persone che fanno parte della tua vita e che entrano a far parte della tua vita, che provocano ed interrogano, un modo di incontrare i cuori. Non é sempre, non é con tutti, però é certo che: se cambia il modo di incontrare le persone cambia il mondo, anche se le strutture zoppicano e i grandi eventi non li possiamo governare. Non possiamo cambiare il mondo ma il mondo di molte persone cambia se le incontriamo veramente.